In Italia praticare e anche solo pubblicizzare la maternità surrogata è un reato. O almeno così dovrebbe essere, secondo la legge 40 del 2004. Eppure nei mesi scorsi sono comparsi numerosi post pubblicati nei social network (Facebook) ma anche su siti web, reiterati ed insistenti, con annunci a pagamento finalizzati a pubblicizzare l’offerta del ricorso all’utero affitto ed alla maternità surrogata, con le indicazioni delle relative cliniche operative in Stati esteri, nei quali tale pratica è consentita. Situazione che mette in luce i ripetuti tentativi di annacquare il disposto di una norma più volte esaminata e ritenuta perfettamente conforme al nostro diritto da parte della Corte Costituzionale, secondo la quale la maternità surrogata “offende la dignità della donna, introduce nuove discriminazioni nelle relazioni umane e di genere, e comporta il commercio di bambini su ordinazione, oggetto di mercato e di compravendita”.
Fratelli d’Italia è da sempre schierata contro la pratica della maternità surrogata e il Presidente Giorgia Meloni è la prima firmataria del disegno di legge per rendere perseguibile questa pratica anche se usufruita all’estero, considerandola come reato universale.
La Responsabile del Dipartimento Pari Opportunità Famiglia e Valori non negoziabili di Fratelli d’Italia della provincia di Teramo, Monica Brandiferri, manifesta tutto il suo sostegno alla Senatrice Isabella Rauti che ha denunciato le pubblicità di servizi di maternità surrogata comparse sui social network e su siti web, iniziativa a cui si associa tutto il Dipartimento Pari Opportunità Famiglia e Valori non negoziabili di Fratelli d’Italia della regione Abruzzo. “Sulla base del principio per il quale nell’ordinamento italiano – afferma Monica Brandiferri -, l’utero in affitto e la maternità surrogata costituiscono reato penale, la Senatrice Isabella Rauti, in qualità di Responsabile nazionale del Dipartimento di Fratelli d’Italia Pari Opportunità, Famiglia e valori non negoziabili, tramite i suoi legali ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica del Tribunale di Roma per valutare i profili di illegittimità in relazione alle pubblicitá on line di servizi di maternità surrogata. Trovo assolutamente inconcepibile ed inaccettabile che tali pubblicità compaiano impunemente sulle pagine italiane dei siti web e dei social, in palese violazione dell’ordinamento, dando vita ad una intermediazione commerciale lesiva dei diritti del bambino, della dignità della donna gestante, ma anche dell’istituto dell’adozione. In tal modo si ignora che la surrogazione di maternità è abominevole, si basa sullo sfruttamento del corpo femminile e delle condizioni di povertà”.