Ha 22 anni, vive in provincia di Teramo, e da poco si è laureato infermiere. Un traguardo importante, ma che nasconde una storia molto particolare, che lo stesso giovane ha voluto raccontare e rendere pubblica.
Il racconto
”La vita, si sa, è ricca di storie belle e storie brutte ma tutti sappiamo anche che ognuna di queste storie ha un senso ed uno scopo, a volte neanche comprensibile, ma io sono sicuro che tutto abbia un senso in questa dimensione. Purtroppo negli ultimi anni mi sono ritrovato difronte all’evoluzione di tanti conflitti famigliari, non delle semplici discussioni adolescenziali ma delle situazioni che mi hanno davvero creato sconforto, tristezza e dolore morale non di poco conto.
Così è arrivato quel giorno in cui ho deciso che ormai non avevo davvero più nulla da perdere e, senza sapere dove dormire, dove mangiare o di che vivere ho lasciato la mia casa padronale, quella casa che non era più il rifugio caldo, confortante ed amorevole che ogni casa dovrebbe essere ma piuttosto una fornace di violenza fisica e morale.
Nel frattempo avevo iniziato da poco i miei studi universitari e stavo ottenendo, con mio stesso stupore visto non ho mai avuto una grand’autostima di me, degli ottimi risultati. Purtroppo quella violenza fisica e morale mi ha portato ad una scelta drastica e che forse avrebbe potuto interrompere il bellissimo sogno che stavo vivendo, come già successo in precedenza per altre ragioni.
Oggi voglio raccontarvi questa storia perché la seconda volta un sogno non è stato interrotto dalla violenza: tanti amici mi hanno aiutato, tante persone mi sono state vicine con un sorriso, un abbraccio, un consiglio, con un po’ di comprensione e di ascolto, tanti mi hanno offerto la possibilità di soggiornare da loro e tanti mi hanno offerto quel panino che altrimenti non avrei mangiato e quel denaro per sopravvivere; inizialmente non volevo accettare nessuno di quest’aiuto perché era stata una mia scelta e comunque, non trovavo giusto che altri dovessero farsi carico di doveri e responsabilità che qualcun altro si sarebbe dovuto prendere!
Ho dormito perciò del tempo in macchina, ho mangiato quel che potevo grazie all’aiuto di amici e cio’ nonostante sono riuscito a frequentare l’università. Devo fare una precisazione: mi ero sempre sentito da solo e abbandonato da tutti, erano alcuni anni che mi svegliavo con la tristezza e in seguito il nervoso nell’anima. Fu in quel momento che iniziai a prendere consapevolezza che forse, non ero solo, iniziai ad avere un po’ di speranza quando la speranza (nel bene di questa vita, nell’amore) credevo di averla già persa!
Mi sono ritrovato così, un giorno per caso, alla porta di due infermieri che mi hanno accolto in casa loro senza sapere chi fossi. Accettai di farmi aiutare, in realtà non so perché lo feci visto che avevo rifiutato diverse proposte da parte dei miei amici, ma quel giorno era “scritto” che avrei dovuto accettare di farmi aiutare da loro. Sono stato da loro un anno, mi hanno trattato come un figlio e mi hanno fatto sentire con quei piccoli gesti giornalieri a casa, mi hanno fatto sentire in famiglia, quella famiglia con il valore che tanto cercavo: l’amore. A loro è susseguito l’aiuto di tanti infermieri e medici, un aiuto spontaneo e sincero che mai mi sarei aspettato nei miei confronti da tante persone.
Ecco con tutto questo io voglio dirvi una cosa: abbiate sempre riconoscenza per i valori umani di solidarietà ed amore, vogliamoci bene perché la ruota gira e non gira soltanto per il male, del bene si può fare anche con poco e fa stare di buon umore non solo riceverlo ma anche farlo.
Se oggi sono diventato infermiere è grazie alla solidarietà del personale della ASL 4 di Teramo e dell’OPI di Teramo, in loro ho trovato conforto, appoggio, comprensione e solidarietà: penso che siano valori non di poco conto, mi hanno fatto sentire amato e in famiglia.
Spero che tutti coloro che stiano vivendo una brutta situazione abbiano qualcuno su cui contare, primo fra tutti se stessi, spero che non perdano mai la speranza che le cose a volte possano andare anche bene e spero che la mia storia sia di esempio a tante persone affinché ci si possa essere più vicini e solidali specie in questo momento storico in cui il covid-19 ci tiene lontani ma, per essere vicini e non sentirsi soli a volte basta una frase, un piccolo gesto o un buongiorno detto con il sorriso, a tutti.
A tutto il personale medico-infermieristico dell’Ospedale G. Mazzini di Teramo, all’Università degli Studi dell’Aquila e all’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo un immenso grazie per non avermi lasciato in preda alla strada e non aver concesso che il mio sogno di diventare un infermiere sia stato infranto. Dedico a voi tutta la mia riconoscenza e la mia laurea con 110 e lode.
Mi avete fatto diventare un infermiere ma non solo, mi avete insegnato dei valori umani e mi avete reso la persona adulta che sono oggi. Sono fiero che a Teramo ci siano così tante persone di cuore disposte ad aiutare gli altri e il prossimo!