“Il partito lo chiede da giorni e, noi vogliamo ribadire che, sopratutto in questa giornata Simbolo del Lavoro e dei Lavoratori, non bisogna dimenticare coloro che a causa del fermo e delle chiusure probabilmente il lavoro non lo avranno piu’. La preoccupazione per la ripartenza e’ alta e le testimonianze che raccogliamo giornalmente attraverso tutti i nostri canali, sono molteplici”.
Fratelli d’Italia ribadisce anche “che l’attenzione e’ alta rispetto le richieste di tutti, e ci facciamo portavoce delle istanze sia riferendo alla direzione regionale di Fratelli d’Italia e quindi anche al Presidente Marsilio, sia alla nostra direzione nazionale. In questo periodo difficile e particolare i nostri indirizzi mail ed i nostri social sono stati pieni di richieste, come detto, ma anche di testimonianze di chi e’ al lavoro, di chi era su quello che viene identificato come “fronte” anti-covid, di chi era al lavoro in ospedale. Nel ringraziare anche oggi gli infermieri e i medici che si sono prodigati a salvare vite umane, vogliamo portare all’attenzione una testimonianza di una giovane donna, inviataci all’inizio dell’emergenza, che ci ha molto toccato. Ci ha toccato perché dimostra la forza ed il coraggio di una giovane battagliera, che e’ quello di tutte le sue colleghe e colleghi”.
La testimonianza di Valeria Martini. “Direi che tutto questo è strano , è surreale. Nel mio tempo libero ci sono momenti in cui penso che tutto questo non può essere vero, ma subito dopo arriva qualcosa che mi riporta alla realtà : un post su instagram o su facebook, un tricolore che sventola dalla finestra, che non è facile vedere di questi tempi. Se analizzassi in fondo la mia vita nel quotidiano, potrei pensare che non è cambiato nulla, ma a chi la racconto? mi trovo a dover stare chiusa in casa nella cittadina di Atri, non molto distante dalla mia città di residenza, e nonostante la distanza sia minima, preferisco non tornare a casa per paura di poter contagiare quello che al mondo ho di più caro, la mia famiglia, in modo particolare mia nonna. Purtroppo e per fortuna lavoro in ospedale, ed è qui che ormai vivo la mia quotidianità. Insieme ai miei amati colleghi che avendo famiglia non possono scegliere di stare lontani anche se, consapevoli del fatto che, quando torneranno a casa, l’unica cosa che possono fare è chiudersi in una stanza. Da un po’ di giorni a questa parte, da quando abbiamo scoperto di avere nel nostro reparto, uno o forse più pazienti, che hanno contratto il Covid-19, è come se ci fosse un silenzio pronto ad essere interrotto da un momento all’altro, per esempio dal telefono che squilla. Vi giuro ogni volta è un colpo al cuore, perché non sappiamo quale sarà il paziente che arriverà da li a poco. Forse prima non l’ho specificato, ma il P.O. di Atri è stato destinato a ricevere pazienti affetti dal Covid, questo vuol dire che saremo pronti ad accogliere i malati Covid di tutta la provincia di Teramo. Quindi non sai se chi arriverà sarà un tuo amico, un tuo collega o un tuo conoscente e, qualora fosse, il paziente stesso non sarà in grado di riconoscerti in un volto noto, un volto amico, perché ognuno di noi è costretto a indossare il cosiddetto “scafandro” che avvolge la nostra superficie corporea e la nostra anima la quale, adesso più che mai, non potrà permettersi di essere debole. Debolezza che inevitabilmente si riversa su di te a fine turno , quando torni a “casa” e ti attacchi al telefono per ‘truffare la malinconia’ come diceva De Gregori. Scusate se ho incentrato il tutto sul mio lavoro, purtroppo oggi come sempre questa è la mia quotidianità e sarei ipocrita a dire che mi pesa. Io come tanti altri abbiamo scelto di renderci utili con il nostro lavoro e voglio cogliere l’occasione, ancora una volta, per dare forza a tutti gli operatori in corsia e a tutti quelli che ora più che mai stanno vivendo un contatto troppo virtuale con il mondo, ma non nel nostro lavoro. Quando tutto sarà finito “ volemose bene” e prepariamoci a festeggiare come il 9 luglio del 2006 perché noi siamo l’Italia e di Terra bella uguale non ce n’è”.