Settimana intensa per la polizia penitenziaria di Teramo, diretta dal Commissario Coordinatore Livio Recchiuti nel carcere di Castrogno.
Nonostante i noti divieti di uscire di casa per l’emergenza epidemiologica del COVID-19, gli agenti hanno scoperto persone che cercano di introdurre droga e cellulari all’interno del carcere.
Nella nottata di sabato scorso, a seguito di specifici controlli del territorio antistante l’istituto attivati da diverso tempo in maniera continua h 24, è stato rinvenuto sotto le mura di cinta un pallone da calcio imbottito con 5 micro telefonini cellulari, 3 sim, 31,6 grammi di hashish e 28,6 grammi di cocaina. Al momento si sta procedendo contro ignoti in attesa di verifica delle sim.
Nei giorni precedenti invece e stato sorpreso una romana di 50 anni, poi denunciata, sotto il muro di cinta che cercava di lanciare all’interno dell’istituto ovuli ripieni di micro cellulari, mentre all’interno di un pacco inviato da familiari e diretto ad un detenuto campano del circuito “Alta sicurezza art.416 bis” sono stati rinvenuti altri micro telefonini e sostanza stupefacente .
Rinvenimenti, avvenuti grazie all’attenzione allo scrupolo e alla professionalità della polizia penitenziaria.
“Il Sappe esterna il vivo compiacimento per le brillanti operazioni che non hanno permesso di far entrare all’interno dell’istituto droga e telefonini cellulari, in particolar modo nella sezione dell’alta sicurezza dove sono ristretti detenuti condanni per mafia, camorra e ndrangheta – sottolinea il segretario provinciale Giuseppe Pallini – Chiediamo ai vertici ministeriali un netto cambio di passo nelle attività di contrasto all’indebito possesso ed uso di telefoni cellulari e droga in carcere a tutela di coloro che in prima linea delle sezioni detentive rappresentano lo Stato, ossia gli appartenenti alla polizia penitenziaria, dotando i Reparti di unità cinofile per il contrasto della droga e di adeguata strumentazione tecnologica per contrastare l’indebito uso di telefonini cellulari o altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti nei penitenziari italiani”.