L’Alta Corte ha respinto il ricorso della procura teramana, confermando dunque l’assoluzione per D’Amico che adesso parla “degli otto anni di inchiesta e sono stanco. È giusto che ci sia controllo, ma va anche garantito che chi si impegna nell’amministrare la cosa pubblica non debba essere fermato per così tanto tempo”.
D’Amico continuerà ad insegnare all’Università di Teramo e per il momento non si vede in politica. “Le lettere anonime hanno di fatto avviato il procedimento e penso che chi le ha scritte, volesse le mie dimissioni da Tua ed Università perché ho ridotto i costi ed aumentato i servizi. Chi ne usufruiva, si è attivato per scrivere”.