Nei giorni scorsi è stata realizzata, lungo il tratto urbano della SS 80 che unisce Teramo centro al quartiere Cona, una nuova segnaletica riguardante la mobilità ciclistica, quella delle corsie ciclabili: una parte della carreggiata delimitata da una striscia bianca discontinua e contrassegnata da pittogrammi di bici e frecce che indicano la direzione di percorrenza.
La FIAB Teramo ritiene che le corsie ciclabili possano dare un valido contributo alla mobilità cittadina, orientandola verso una maggior sostenibilità. Ecco perché:
Obiezione 1: Le corsie ciclabili sono uno strumento figlio della fretta, senza reale efficacia e portatore di rischio.
“Come detto, le corsie ciclabili sono state introdotte a metà maggio nell’ambito del Decreto Rilancio poi convertito in legge a metà luglio, dunque fanno parte di un pacchetto di provvedimenti introdotti in via emergenziale per affrontare una prevedibile crisi della mobilità nelle città legata al calo di prestazioni del trasporto pubblico: il chiaro rischio da fronteggiare, specie in vista del riavvio delle scuole, è che il traffico automobilistico privato vada fuori controllo rendendo le città invivibili. Un provvedimento, quindi, legato alla necessità di fronteggiare una situazione di emergenza che ha messo in crisi il trasporto pubblico locale, aumentando il traffico automobilistico. Ma, come detto sopra, le corsie ciclabili esistono all’estero da parecchi anni (ad esempio in Germania almeno dal 1997) e hanno dato prova di buona efficacia quando usate in ambito urbano nel modo opportuno: dunque non si può affermare che esse siano un salto nel vuoto, perché si è trattato solo di introdurre anche qui in Italia uno strumento che altrove ha un’esperienza consolidata. E l’argomento, che spesso si sente dire, “Sì ma gli italiani sono diversi, troppo indisciplinati”, “Non siamo l’Olanda” o ancora, “Non siamo l’Emilia Romagna” (come se, il volerlo diventare, fosse una follia) è la solita scusa per non cambiare mai nulla: l’italiano ha solo bisogno che le cose gli vengano spiegate in modo convincente, ma poi le cose le fa anche meglio degli altri. La legge Sirchia sul divieto di fumo nei locali chiusi, che nel 2003 ci ha posto all’avanguardia in Europa, ne è un esempio eloquente”, dice la Fiab.
Obiezione 2: Le corsie ciclabili restringono la carreggiata.
“Come scritto chiaramente nella norma, e ribadito anche in una circolare del Ministero dell’Interno, Dipartimento della Polizia Stradal, le corsie ciclabili fanno parte della carreggiata, e quindi NON la restringono. I mezzi motorizzati possono utilizzare tutta l’ampiezza della carreggiata e, in presenza del ciclista (come accadeva anche prima), devono dargli la precedenza e sorpassarlo, quando possibile, lasciando uno spazio di sicurezza, come previsto dalle norme vigenti. L’indicazione della corsia è solo UNA ULTERIORE SICUREZZA in quanto rende consapevoli gli automobilisti della possibile presenza dei ciclisti”.
Obiezione 3: Le corsie ciclabili sono una finta garanzia, una specie di “piste ciclabili di serie B”: solo una sede totalmente riservata può dare alle biciclette la necessaria sicurezza.
A volte le sedi stradali hanno misure insufficienti a realizzare piste ciclabili secondo le misure citate in precedenza lasciando un sufficiente spazio residuo per il traffico veicolare (tipicamente 2,50 m, che diventano 3,25 m se di lì passa il servizio pubblico): in altre parole, non è possibile ricavare piste ciclabili ovunque. Ma allora ci (e vi) chiediamo: è davvero una buona idea fare piste ciclabili dappertutto, o non sarebbe solo un cedere all’idea dell’auto “padrona della strada”? Noi crediamo che la risposta corretta sia la seconda, e che la mèta debba invece essere quella di una positiva convivenza negli spazi urbani senza dover sempre necessariamente mettere barriere in ogni situazione: in questo senso la corsia ciclabile, dove possibile e opportuno, può dare una risposta intermedia a questa esigenza di maggior tutela della mobilità dolce, una delimitazione che crea non barriere ma maggiore sensibilità. Attenzione però: ogni iniziativa per migliorare la sicurezza stradale, che sia una corsia ciclabile, un limite di velocità, una percorso pedonale, ecc., nulla può se non c’è la prudenza nella guida da parte di chi conduce i mezzi motorizzati”.
Obiezione 4: Va bene la novità normativa ma in quella strada non è possibile disegnare le corsie, perchè è pericoloso.
“In ambito urbano la velocità deve essere moderata. In Europa si va verso i 30 km/h di limite di velocità in TUTTE le strade urbane. Dove dovrebbero realizzarsi i percorsi ciclabili? Nei parchi? Lontano dalle strade? E chi li percorrerebbe? La mobilità ciclistica ha la stessa dignità, e spesso maggiore utilità, delle altre tipologie di utilizzazione della strada. Se non si collegano i punti di interesse della città con piste, percorsi e corsie ciclabili, quale utilità ne avremmo? Le nuove corsie ciclabili uniscono importanti poli scolastici al centro città, e questo è un elemento importante.
Paradossalmente il luogo più sicuro per pedoni e ciclisti è l’autostrada, dove possono circolare solo le auto. Vogliamo una città solo per le auto? Vogliamo che, a Teramo, pedoni e ciclisti non possano raggiungere, con maggiore sicurezza, ogni parte della città? (ricordate le polemiche per il nuovo sottopasso di Cartecchio?)”.