Un cinghiale è risultato infestato da parassiti del genere Trichinella, un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano.
Lo scorso 23 maggio il laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico Abruzzo e Molise ha comunicato gli esiti delle analisi effettuate sulle carni dei cinghiali abbattuti durante la caccia di selezione ripresa dopo la pausa legata all’emergenza da Covid 19.
Il Servizio Veterinario di Igiene della Produzione, Trasformazione, Commercializzazione, Conservazione e Trasporto degli Alimenti di Origine Animale e loro Derivati assicura dal 2004 la raccolta dei campioni e l’invio al laboratorio secondo procedure documentate. Il 21 maggio, alla riapertura delle attività venatorie, sono riprese anche le attività di controllo ufficiale sulla selvaggina cacciata ed il personale medico veterinario specializzato ha eseguito i primi campionamenti.
A seguito del responso del laboratorio di presenza della Trichinella in uno dei cinghiali esaminati, è scattata la procedura di sicurezza che ha permesso al personale del servizio di rintracciare rapidamente il cacciatore e le carni contaminate disponendo la loro esclusione dal consumo umano.
Con DGR n. 823/2016 la Regione in attuazione della normativa unionale ha reso obbligatoria la ricerca delle Trichinelle nelle carni dei suidi selvatici.