Scuola, in provincia di Teramo 39mila studenti in aula. CGIL: investire su formazione e istruzione

In queste ore stanno tornando a scuola 39.000 studenti della provincia di Teramo. Dopo mesi di incertezze e di discussioni, finalmente gli studenti tornano in classe. In questi giorni si stanno concludendo con grandi difficoltà le nomine dei supplenti per coprire i posti richiesti di docenti e personale ATA.

 

Un sistema di reclutamento che ha mostrato tutti i sui difetti. Le farraginose procedure, unite ai soliti ritardi ed alla mancanza di programmazione, non hanno facilitato il compito dell’ambito territoriale provinciale e delle scuole. I lavoratori precari (tra docenti ed ATA) saranno oltre 1.000. Quasi il 20% degli organici. Il balletto delle nomine e la mancata continuità didattica non hanno mai fatto bene alla scuola e agli studenti. Tuttavia, nelle scuole c’è un grande fermento e ci si impegna in maniera esemplare per fare in modo da riaprire in sicurezza. I problemi non sono finiti. Le incertezze sono tante. Dopo anni di trascuratezza, il Covid ha riportato alla ribalta la scuola.

 

Oggi c’è più consapevolezza che senza una buona offerta formativa di istruzione non c’è futuro. Per il Recovery Plan «istruzione e formazione» costituiscono una delle sei macro aree su cui si intendono spendere le risorse in arrivo dall’Europa. Un buon proposito che, però, deve essere realizzato. “Purtroppo, su questo terreno abbiamo accumulato un grave ritardo”, scrive in una nota la FLC CGIL Teramo. “Per esempio nella fascia d’età 25-34 anni, solo il 44% ha una laurea, gli altri paesi europei superano abbondantemente il 60%. Il sistema scolastico non produce risultati adeguati alle attese: ad esempio uno studente italiano su quattro non raggiunge il livello 2 di competenza in lettura; siamo quart’ultimi nelle competenze digitali.

 

In ultimi venti anni è diminuita significativamente la spesa per l’istruzione e per la formazione; siamo all’ultimo posto in Europa rispetto alla spesa pubblica totale. Eppure viviamo in tempi accelerati e tecnicizzati, pertanto la formazione delle persone è condizione non solo per lo sviluppo e per la crescita economica, ma anche per rendere esigibili i diritti, per rendere vive le istituzioni democratiche, che sono il vero antidoto alle discriminazioni e alle diseguaglianze. In questo contesto le aree del centro sud (spesso trascurate dalla politica nazionale) risentono ancor più delle difficoltà e ei disagi provenienti da un mondo globalizzato. La crisi del Covid dovrà vedere una nuova stagione di riforme per cambiare il sistema scolastico.

 

Occorre recuperare un divario e un’arretratezza ultradecennale con un investimento significativo per le aree del centro sud. Le scuole vanno ripensate, soprattutto oggi dopo la pandemia, per diventare strutture accoglienti, centri vitali di diffusione della conoscenza, luoghi di interazione col territorio, vettori di sperimentazione di un nuovo modello di sviluppo. I docente devono tornare a essere una figura di riferimento in grado di accompagnare le nuove generazioni a misurarsi con un mondo complesso. Il sistema pubblico d’istruzione dovrà accompagnare le persone in una formazione continua. C’è ancora molto da fare, dunque. Intanto, buon anno scolastico a studenti, docenti, personale ATA e dirigenti scolastici”.

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