Ventisette anni fa la strage di Capaci dove vennero trucidati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
La mafia con 600 chili di tritolo libanese uccise un servitore dello Stato. Roseto oggi, in concomitanza con la settimana per il 159° anniversario della nascita della Città delle Rose, ha ricordato la figura del giudice Falcone, ma anche quella di Paolo Borsellino nell’ambito delle iniziative del “Premio Borsellino tutto l’anno” organizzato da Leo Nodari e dai suoi collaboratori. Centinaia di studenti si sono ritrovati in piazza della Repubblica dinanzi al municipio proponendo brani musicali, e ascoltando le testimonianze di chi la mafia ancora oggi la combatte, come don Aniello Manganiello, il parroco di Scampia.
Incomprensioni e sofferenza per il giudice Falcone. E’ stato il sindaco Sabatino Di Girolamo a ricordare quelle stesse sofferenze che un uomo dello Stato ha patito per mano di quello stesso Stato di cui era servitore. Giornate come queste dunque mantengono viva la memoria su un uomo che aveva iniziato la battaglia contro il tarlo della società di nome mafia. Ma don Aniello ha un concetto più profondo.
La partecipazione dei giovani, degli studenti a cominciare dai più piccoli è fondamentale. Non sono solo il futuro, ma rappresentano il presente. E bisogna fare attenzione alle nuove mafie. Perché quella classica, tradizionale è quasi scomparsa. Oggi la mafia conta uomini con una certa cultura, uomini in giacca e cravatta.
E’ stata una mattinata intensa quella vissuta dagli studenti delle scuole rosetane che hanno animato, sfidando il primo vero caldo primaverile, il Premio Borsellino tutto l’anno. Hanno ascoltato le testimonianze di chi la mafia la combatte ogni giorno, chi è stato in qualche modo al fianco del giudice Falcone come il generale della polizia di Stato Domenico Trozzi.
O di chi ha scelto di dire no alla malavita organizzata. Come l’imprenditore napoletano Luigi Leonardi che non si è piegato alle richieste della camorra, dei suoi affiliati, denunciando alle autorità competenti. E’ salito sul palco e ha parlato agli studenti. Presto presenterà il suo libro in cui racconterà la sua esperienza, il fatto di essersi ribellato e di aver denunciato gli aguzzini. Luigi Leonardi ha scelto da che parte stare. Ma è stato lasciato solo, persino dalla famiglia.
Oggi però è un testimone importante che esorta i ragazzi ad essere dalla parte della legalità. Cominciando anche col denunciare episodi di bullismo che si consumano nelle scuole. Presente e futuro vanno a braccetto. Ma bisogna guardarsi anche dietro per coltivare la memoria.
L’appuntamento si concluderà questa sera a Roseto con un evento a cui tutta la cittadinanza è chiamata a partecipare. Prevista una fiaccolata silenziosa a partire dalle 21 con momenti di preghiera e di riflessione.