Il WWF Teramo, le Guide e il Comitato del Borsacchio lanciano un appello: “Molto si è atteso, molto si aspettato. Molti cittadini hanno atteso e pagato 16 anni di assenze. Qui è nato un nostro dubbio morale se rimanere silenti davanti a questo strumento o agire come contrappeso per garantire la sostenibilità ed il futuro della Riserva Borsacchio. Abbiamo scelto la coerenza. Abbiamo scelto di schierarci al fianco della natura e di un mondo che guarderà sempre più ad essa. Nel piano ci sono molte criticità. Pare essere più un piano di regolamento edilizio che un PAN per come vengono redatti. Molti punti sono vaghi e pur potendo dare respiro a piccole attività potrebbero aprire a speculazioni che renderebbero la riserva un cimitero di biodiversità. Nel pieno rispetto di chi ha lavorato al progetto e a tutte le legittime istanze manca però un contrappeso ambientale a questo piano assetto naturalistico”.
Il WWF, Le Guide ed il Comitato quindi lanciano un appello a difesa della Riserva Borsacchio “chiedendo a tutti di unirsi a noi. Il PAN è troppo spostato sull’edilizia e poco sulla natura. Il rapporto dovrebbe essere inverso a tutela di una perla della costa e non solo. Per questo lanciamo un appello pubblico”.
Di seguito la Lettera Aperta indirizzata all’amministrazione comunale di Roseto e alla Regione Abruzzo:
Il Piano di Assetto Naturalistico (PAN) della Riserva naturale regionale del Borsacchio è stato adottato dal Comune di Roseto con Delibera dello scorso 2 febbraio 2021, dopo molto tempo che erano stati consegnati gli elaborati dall’Arch. De Gregoris, incaricato del Piano.
Purtroppo siamo di nuovo di fronte ad un pessimo PAN e sembra ora che il procedimento porti ad approvare tale elaborato in Consiglio Comunale la Prossima settimana.
Siamo di nuovo di fronte ad un lavoro che dichiara obiettivi e finalità nella parte di analisi, quando vengono anche ben spiegati gli elementi naturalistici da proteggere e la delicatezza dei luoghi, ma poi le conclusioni che se ne traggono sono del tutto sbagliate e vengono pensate delle norme in contrasto di quanto dichiarato prima.
Si tratta di un Piano Urbanistico di Dettaglio che ben poco a che fare con un Piano di Assetto Naturalistico. La protezione della natura in questo elaborato non è considerata.
Eppure la L.R. 21 giugno 1996, n. 38 – Legge-quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo per l’Appennino Parco d’Europa – stabilisce con chiarezza, all’art. 22, quali devono essere i contenuti di un PAN. Tra questi, al primo punto (a), c’è “l’identificazione e la localizzazione delle emergenze naturali (geologiche, floristiche, faunistiche, paesaggistiche) da proteggere e delle risorse naturali da valorizzare anche con il riferimento ad interventi di riassetto e risanamento”.
Solo dopo aver indentificato le emergenze e le risorse naturali e le modalità di tutela e conservazione si può pensare alle modalità di utilizzazione delle risorse presenti ma sempre, e comunque, compatibilmente con le finalità della riserva che, non va dimenticato, è stata costituita per tutelare una zona che presenta particolare interesse naturalistico in funzione di una speciale tutela di emergenze geomorfologiche, floristiche, faunistiche, paleontologiche e archeologiche o di altri valori ambientali (art. 19 LR 38/96).
Qualche utile spunto a comprendere perché si siano raccolte tali impressioni:
Il PAN elimina inspiegabilmente le Zone A e le Zone D dal Piano, pur dichiarando che erano previste nella legislazione stessa, istitutiva della Riserva, lasciando solo le zone B e C. Nel far ciò il PAN modifica un atto legislativo della Regione che con la Legge Regionale 34/2007, pubblicata sul BURA Straordinario n.6 del 5.10.2007, aveva individuato come Zona A quella tra mare e ferrovia e come Zona B quella tra ferrovia e statale. Qui nel Pan, invece si opera un declassamento da A a B e da B a C senza alcuna giustificazione condivisibile dato che l’ultima riperimetrazione. Di fatto la L.R. del 26 Giugno 2012 n. 29, non ha modificato nulla in termini di Zonazione e non ha annullato la precedente norma. In forza di ciò la zonazione prevista nella LR 34/2007 dovrebbe essere mantenuta non avendo uno strumento di Pianificazione la forza di Legge.
La Conservazione della natura non fa parte del Piano. A fronte di pochi spunti sulla tutela degli aspetti naturali c’è addirittura un “Programma Edilizio” dove si parla di antenne, tapparelle, impianti di condizionamento, recinti, etc. Nulla per la protezione dei nidi, dei corridoi ecologici degli habitat comunitari, etc.
Si parla ad un certo punto del lavoro di Natura 2000 prevedendo la candidatura a SIC a ZPS della Riserva senza minimamente citare che per la candidatura della parte più importante della riserva, quello tra la ferrovia e il mare, per il riconoscimento a Sito Natura 2000, senza citare il fatto che il Comune di Roseto ha già fatto effettuare questo studio, abbia pagato un professionista, che ha fatto tra l’altro un ottimo lavoro, e che poi il Commissario regionale della Riserva ha approvato con Delibera Commissariale del 17-06-2016 (09) Approvazione SIC-Costa Borsacchio). Delibera pubblicata all’Albo del Comune di Roseto degli Abruzzi il 10 aprile 2017: Pubblicazione n.0897.
Medesima situazione è quella del Logo della Riserva la cui grafica e scelta viene riaffrontata sulla base di un lavoro grafico errato nella specie rappresentata, senza considerare che il Comune di Roseto ha già avuto in dono un logo da uno dei migliori grafici su scala nazionale, rosetano. Tale logo è stato ufficialmente approvato dal Commissario regionale della Riserva con la stessa Deliberazione di insediamento il 1-03-2016 ( 01) Avvio Attività). Delibera pubblicata all’Albo del Comune di Roseto degli Abruzzi il 10 aprile 2017: Pubblicazione n. 0897.
Molti altri argomenti ignorati o male affrontati in questo lavoro del PAN, sono già stati affrontati ed approfonditi dal Commissario nominato dalla Regione nella figura del Direttore dell’AMP Torre del Cerrano, e sono pubblicate tutt’ora nella pagina relativa del Commissario (https://www.torredelcerrano.it/delibere-e-determinazioni-commissariali.html) oltre ad essere state pubblicate all’Albo del Comune.
Nel merito del PAN ci sono vari punti davvero preoccupanti che, invece di promuovere una tutela ambientale ne compromettono seriamente la possibilità di protezione.
Qualche esempio:
– È previsto un sottopasso pedonale di accesso in corrispondenza della “Casa Mataloni”, con tanto di sottopasso ferroviario e passerella di accesso alla spiaggia, con ben due parcheggi dietro la ferrovia e la nazionale. Nessuna scelta poteva essere peggiore per la protezione del cuore della Riserva.
– Nelle cartografie della viabilità non sono indicate le piste ciclabili. Non esiste un approfondimento sulla mobilità sostenibile. Persino la ciclabile Roseto Cologna è indicata come strada carrabile. Con buona pace di chi già oggi ci transita abusivamente in auto.
– Nelle cartografie delle Emergenze mancano i siti archeologici. Nonostante nella Riserva ci sia stato il rinvenimento della sepoltura ostrogota e il sito sia segnalato nei documenti della Soprintendenza.
– La previsione della rete sentieristica che vede sentieri lungo tutti i fossi, compresa una strana “via verde”, trovata ad effetto ma poco utile e difficilmente realizzabile, è una previsione pericolosa proprio per la conservazione di quegli habitat indicati nelle analisi e per quel motivo inseriti in Zona B.
– Il tema dell’erosione costiera è affrontato in maniera del tutto irrisoria e non si prevede la necessaria forestazione retrodunale che andrebbe invece prevista proprio in questo piano. È inoltre ignorata la modifica della linea di costa, con la conseguente necessità di demanializzazione di ampie porzioni del territorio costiero, che in alcuni tratti ha notevolmente ridotto l’ampiezza dell’arenile.
– Esistono un insieme di premialità di cubatura, incentivati da emendamenti che vanno contro lo spirito dello stop al consumo del suolo. Lasciati così generici possono essere base di cementificazioni selvagge.
– Nel Regolamento, oltre a mancare la previsione delle Guide del Borsacchio (rimando alla deliberazione commissariale ed ai documenti che il Comune ha prodotto negli anni al riguardo) ci sono due previsioni sbagliate che balzano subito all’occhio:
– Art.9 Bivacco e campeggio consentiti nella zona C, quindi a ridosso della Riserva e della Ferrovia.
-Art.11 Accesso consentito ai cani in qualunque zona della Riserva, alla faccia di quanto si dice nelle analisi e nella Relazione che spiega come tale pratica metta a rischio la riproduzione del Fratino.
-Art.24 La rimozione dei detrattori ambientali non è chiara sulla rimozione delle case container dall’interno della pineta di Villa Mazzarosa.
Infine, ben poco viene indicato sul futuro della “Casa Mataloni” (qui chiamata ex-Dogana) che, nel precedente proposta di PAN era chiaramente individuato come struttura di servizio della Riserva e qui, invece, si lascia in mano al privato, consentendone la ristrutturazione nella normativa delle NTA in rapporto alla Zona prevista e con una destinazione di uso pubblico.
Di fatto quell’immobile si trova ormai a causa dell’erosione in mezzo al mare. In relazione alla riconfinazione ex art. 32 del Codice della Navigazione è indispensabile ridefinire l’ambito del demanio marittimo e, seppure questo non è competenza del PAN, lo strumento di pianificazione deve pure tenere conto delle variate condizioni ambientali e morfologiche del territorio onde poter correttamente pianificare l’ambito dell’arenile, adottando anche tutte le misure di tutela atte a frenare l’erosione marina, compatibili con le esigenze di tutela ambientali (ricostituzione cordoni dunali, boschi retrodunali, ecc.).
Il PAN non piace nemmeno alla Stazione Ornitologica Abruzzese:” quello che andrà in consiglio comunale più che un Piano di Assetto per la tutela dell’area protetta è un vero e proprio Piano edilizio, tra aumenti di cubatura e cambi di destinazione d’uso! Spunta pure un parcheggio dietro la spiaggia che concentrerà l’afflusso dei visitatori proprio nell’area più delicata per la riproduzione del Fratino. Sparita la fascia A di maggiore protezione”.
“Una riserva con un parcheggio al centro” è duro il commento di Massimo Pellegrini, naturalista e presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese sulla proposta di Piano di Assetto naturalistico della Riserva naturale regionale del Borsacchio che sarà esaminata nel prossimo consiglio comunale del Comune di Roseto.
“Con grande sconcerto abbiamo scoperto che vi è l’intenzione di posizionare un bel parcheggio per auto al centro dei campi appena retrostanti le dune e la spiaggia dove nidifica il Fratino, alla faccia del paesaggio e delle regole di base della pianificazione delle aree protette in cui bisogna evitare di concentrare l’afflusso proprio nelle aree più importanti e delicate. Ciò vuol dire portare il chiasso e l’affollamento nel punto che dovrebbe essere più protetto e visitato in punta di piedi, arrivandoci con una breve passeggiata lungo la spiaggia oppure dai sentieri. Tutte le aree protette al mondo oggi stanno affrontando il problema della concentrazione dei turisti in specifici luoghi e stanno cercando di risolverlo creando attrattive e percorsi diffusi. Qui si fa il contrario, esacerbando problemi già esistenti” continua Pellegrini.
Per la SOA è incredibile e probabilmente illegittimo prevedere l’eliminazione della fascia A di maggiore tutela. “Infatti nella zonazione si parte direttamente dalla fascia B: che logica è mai questa? Il Piano è assolutamente carente sugli aspetti naturalistici, come la gestione delle dune e del litorale, addirittura permettendo l’attività venatoria che è vietata in tutte le aree protette per legge con una deroga prevista all’art.6 della proposta di Regolamento (testuale ‘In tutto il territorio della Riserva è vietata l’attività venatoria, salvo deroga espressa per prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi’ quando eventuali prelievi non possono essere realizzati con l’attività venatoria ma con il coinvolgimento di soggetti diversi dai cacciatori)”.
“Quello che sconvolge è che questo piano – conclude Pellegrini – più che un documento volto alla gestione naturalistica di un bene prezioso è invece un vero e proprio Piano edilizio, con premi di cubatura fino al 40% e cambi di destinazione d’uso a fini turistici pure per gli annessi agricoli, anche lì con premi di cubatura. Praticamente un incentivo per abbattere e ricostruire gli antichi casali e abbandonare le attività agricole per trasformare gli immobili in strutture ricettive. Altro che salvaguardare il paesaggio agrario e i caratteri propri del territorio. È paradossale che ormai si propongano più premi di cubatura nelle riserve che in molti comuni abruzzesi fuori dalle aree protette. Auspichiamo che il Consiglio Comunale bocci questo piano. Se non lo farà agiremo in tutte le sedi per chiedere che una Riserva naturale sia un luogo protetto e gestito per conservare la natura per farla conoscere e fruire e non un coacervo di interessi immobiliari”.