Teramo. Il dissesto idrogeologico, lo stato dei fiumi, le aree industriali dismesse, i fenomeni di spopolamento in alcune aree e di sovradimensionamento in altre, impongono delle scelte; la variante al Piano Territoriale e il “Piano strategico per la sostenibilità ambientale” – approvati definitivamente dalla Provincia dopo il recepimento delle osservazioni – da una parte limitano i fenomeni di sfruttamento dell’ambiente valorizzando risorse come il paesaggio e l’agricoltura, dall’altra spingono verso la rigenerazione urbana e la rigenerazione territoriale.
La limitazione del “consumo di suolo” diventa, quindi, un “obiettivo strategico della Provincia” e del Piano d’area vasta con il quale gli enti locali dovranno fare i conti nella stesura dei piani regolatori: il territorio viene concepito come bene comune non rinnovabile. La Provincia di Teramo è stato il primo ente in Abruzzo (prima deliberazione di adozione da parte del Consiglio provinciale maggio 2014) a dotarsi di uno strumento di attuazione della legge regionale sul “Consumo di suolo” e il primo ente territoriale a contemplare fra gli strumenti di attuazione il contratto di fiume e quello di paesaggio.
“E’ un piano che favorisce i processi partecipativi e introduce meccanismi di collaborazione fra i Comuni per la co-pianificazione, coinvolge tutti i settori produttivi, ridisegna lo sviluppo delle aree urbane – sostiene il consigliere delegato all’urbanistica Mario Nugnes – un’occasione che può essere colta solo se si rimette al centro dell’interesse pubblico il tema della pianificazione oggi più che mai attuale anche in chiave ricostruzione post terremoto. Per questo faremo quattro presentazioni territoriali, ognuna di queste dedicata a gruppi di Comuni, si comincia con Pineto e si chiude con la città capoluogo”.
Gli strumenti urbanistici e di pianificazione territoriale saranno presentati ai Comuni, ai tecnici, agli Ordini professionali e ai cittadini in quattro incontri: 8 febbraio – Pineto, ore 10.30, Villa Filiani; 15 febbraio – Nereto, ore 10.30, Sala Allende; 22 febbraio – Tossicia, ore 10,30, Sala civica della Comunità Montana; 14 marzo – Teramo, ore 9, Sala polifunzionale della Provincia.
Il gruppo di progettazione, composto da Marco de Annuntiis, Rosalba D’Onofrio, Giuliano Di Flavio, Raffaele Di Marcello e Alfonso Pallini, è stato coordinato dal professore Michele Talia della Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino. Piergiorgio Landini ha curato le relazioni economiche.
Scheda sulle principali novità
Gli “Indirizzi strategici per la pianificazione territoriale in materia di sostenibilità” (adottati con D.C.P. n° 20 del 29/05/2014 ed approvati definitivamente con D.C.P. n° 50 del 20/10/2017) sono costituiti da due documenti:
1. “Piano strategico per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo” (con cui si individua lo scenario strategico di sviluppo dei sistemi ambientale, insediativo e della mobilità della Provincia di Teramo; articola il territorio provinciale in sistemi territoriali complessi e articola la rete dei servizi; promuove progetti strategici);
2. “Variante alle Norme Tecniche di Attuazione del P.T.C.P.” (aggiornamento delle norme esistenti nelle materie del consumo di suolo, della difesa del territorio e della previsione di servizi).
Cosa cambia per i cittadini?
Un effetto indiretto e molto importante: i due strumenti (soprattutto la variante normativa) introducono norme ed indicazioni per un maggior controllo delle trasformazioni urbanistiche determinate dai Piani Regolatori comunali; rendono più difficile l’utilizzo del suolo agricolo a fini edificatori; impongono le compensazioni ambientali in caso di nuove previsioni dei piani regolatori. Tutto ciò riverbera effetti positivi sull’ambiente, sul paesaggio e sulla sicurezza del territorio.
Cosa cambia per le imprese?
Il “Piano” si occupa in maniera specifica delle strategie di sviluppo industriale nella sezione “Produzione e sviluppo”. Gli obiettivi che si vogliono raggiungere: diversificazione della specializzazione produttiva con una scelta tra le aree con capacità di sviluppo e quelle con una dimensione più locale; incentivazione di nuovi interventi solo in ambiti produttivi di rilievo sovracomunale; qualificazione del tessuto produttivo esistente e delle nuove realizzazioni ricorrendo al modello delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate; contenimento e riduzione del consumo di suolo, operazioni di riconversione delle aree in via di dismissione o già dismesse; attivazione di processi di perequazione territoriale connessi ai nuovi ambiti di rilievo sovracomunale; sviluppo di sinergie con l’Università e gli Istituti di Ricerca.
Il Piano strategico individua anche una serie di azioni per i Sistemi Territoriali Complessi ( favorire l’innovazione , la cooperazione e la intersettorialità tra i diversi settori; sostenibilità e rilancio della produzione artigianale, industriale e del commercio; rete infrastrutturale efficiente e potenziata).
La “Variante alle N.T.A.” inserisce limitazioni all’espansione delle aree produttive se queste non sono sature per almeno il 75% della sua estensione e la necessità di realizzare i nuovi insediamenti con utilizzo di attenzioni ambientali.
Cosa cambia per i Comuni?
I Comuni sono i veri destinatari dei due strumenti approvati. Sono loro che, attraverso la pianificazione comunale cioè i Piani Regolatori, devono dare attuazione alle previsioni insediative ed alle politiche di sviluppo. I maggiori cambiamenti per i Comuni arrivano dalla “Variante alle N.T.A.” e sono così sintetizzabili:
1. istituzione della Conferenza di Pianificazione per la definizione di intese per la localizzazione di opere e interventi di livello provinciale/sovra-comunale e per la redazione dei Piani Regolatori comunali. Essa costituisce riferimento fondamentale al fine di evitare che le politiche urbanistiche dei singoli Comuni generino incoerenze (per il dimensionamento degli piani urbanistici, per il contrasto ai fenomeni di crescita urbanistica disordinata e per la corretta localizzazione dei servizi).
2. i Comuni sono obbligati a determinare il limite del territorio già urbanizzato e nel caso venga trasformato del suolo agricolo si devono prevedere misure di compensazione ambientale che lo strumento urbanistico comunale (P.R.G. o P.R.E.) è tenuto a determinare.
3. viene disciplinato il concetto di qualità ambientale la cui finalità è: la riduzione della pressione degli insediamenti sui sistemi naturali ed ambientali, la mitigazione degli impatti ed il contenimento del consumo del suolo agricolo.
4. vengono definiti i depositi verdi all’interno dei quali i Comuni individuano delle aree pubbliche da destinare ad interventi di miglioramento ambientale ed ecologico dove localizzare gli interventi di compensazione ambientale.
5. i Comuni, per le aree classificate “varchi e discontinuità” e “terreni agricoli periurbani” devono presentare uno studio conoscitivo che contiene ricognizioni dettagliate in ordine ai varchi e a tutti i suoli agricoli presenti nel territorio comunale definendone le potenzialità, gli attuali usi, le valenze e le trasformabilità.
Cosa cambia per l’ambiente?
L’ambiente ed il paesaggio diventano le tematiche centrali di tutta l’operazione che va sotto il nome di “Indirizzi strategici per la pianificazione territoriale in materia di sostenibilità”. Infatti, sia il “Piano strategico per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo” che la “Variante alle N.T.A.” contengono norme e scelte ispirate alla valorizzazione e conservazione dei sistemi ambientali e paesaggistici.
Il Piano strategico contiene progetti a matrice ambientale quali:
1. “Rete Ecologica Provinciale” con questi obiettivi: rafforzamento della funzionalità della rete ambientale e messa in sicurezza del territorio; integrazione tra il sistema del verde urbano, le aree agricole e il sistema del verde territoriale; operazioni di compensazione ambientale e di valorizzazione paesaggistica degli insediamenti; progetti specifici di valorizzazione paesaggistica;
2. “Una nuova Agricoltura” con questi obiettivi: rafforzare la competitività delle imprese e delle relative produzioni agroalimentari; tutelare e valorizzare le risorse strategiche naturali e paesaggistiche; sviluppare i servizi, le infrastrutture e le reti relazionali in ambito rurale; individuare politiche strutturali in favore delle aree agricole e dei piccoli comuni collinari;
La variante inserisce una serie di disposizioni che rendono più difficile proporre trasformazioni dei suoli da agricoli a edificabili e, nel caso fosse necessario, propone forme di risarcimento ambientale. Inoltre, i nuovi insediamenti devono perseguire la qualità ambientale e la qualità paesaggistica con particolare riferimento alla salubrità dell’aria, al clima acustico, alla sicurezza, al contenimento del traffico.
Cosa cambia per l’Agricoltura?
Tutto il mondo produttivo agricolo ha un posto di rilievo nelle politiche di sostenibilità ambientale sia del Piano strategico che della variante normativa, con il progetto strategico “Una nuova Agricoltura” oltre che singole azioni ed interventi in altre sezioni, tutti con la finalità di preservare il suolo agricolo da nuova edificazione e di promuoverne la valorizzazione ambientale ed economica.
La variante normativa è per larghissima parte dedicata alla difesa dell’integrità del suolo agricolo non permettendo la sua trasformazione. La trasformabilità del suolo agricolo in suolo edificabile potrà essere accordata solo dopo ricognizioni dettagliate sul valore agronomico del suolo e dopo aver accertato che altre aree già edificabili non sono disponibili: diventa così più difficile trasformare il suolo agricolo.