Pineto. “Nella sbornia festiva delle ferie di agosto anche quest’anno a Pineto – e non solo – in occasione di alcune manifestazioni o eventi non si coglie appieno il significato di sostenibilità ambientale, declinandola a proprio piacimento, che sia quello del proprio divertimento o quello del generale compiacimento di massa. Vivere in quella che chiamiamo civiltà dovrebbe renderci tutti più attenti a questo argomento”.
Così l’Associazione “PALIURUS – Natura, storia ed ecoturismo APS” e Legambiente “Terre del Cerrano”.
“Ci teniamo a premettere che siamo favorevoli a festival ed eventi, sia in periodo estivo che in altri periodi dell’anno. Ciò che scriviamo quindi non vuole essere una semplice critica che elenca comportamenti sbagliati, ma una riflessione che rinnova la nostra disponibilità a collaborare per migliorare le situazioni esistenti, dato che basterebbero semplici accorgimenti per rendere eventi e spazi più sostenibili”.
No ai palloncini in aria. “Torniamo innanzitutto a disapprovare senza esitazioni la cattiva pratica di liberare palloncini in aria, sia in ambito di manifestazioni pubbliche sia in occasioni private. Ci preme far notare che non è l’utilizzo di palloncini biodegradabili come decorazione festosa il problema. Quello che non va assolutamente fatto è liberare questi palloncini in aria perché significa abbandonare rifiuti nell’ambiente in modo incontrollato! Ci si chiede dove cadranno? Che finisca sulla terraferma o in mare rischiano comunque di fare danni, principalmente alla fauna, sia immediati sia entrando nella catena alimentare (biodegradabile non vuol dire che l’oggetto svanisce all’istante). E poi, pensando alle occasioni in cui avvengono questi lanci di palloncini, spesso legate a ricordi di persone scomparse, nessuno pensa a quanto sia lontano dal sentimento legarsi a un prodotto così consumistico?”.
Attenzione al valore ambientale della pineta. “Così succede anche quando sfruttiamo senza un limite il patrimonio naturale pubblico che abbiamo. La pineta storica, per esempio, è sottoposta ogni anno a ogni genere di pressione antropica e di sovrastrutture: il valore ambientale di questa lingua stretta di alberi che costeggia il nostro litorale è ormai passato in secondo piano, visto che sono prioritarie le attrezzature per giocare o fare sport e i numerosi tavoli per pranzare. Una riflessione obiettiva sull’uso di questo bene pubblico va riaperta. E allo stesso modo occorre che si pensi a quale sia il carico che può sopportare un parco pubblico o una spiaggia in occasione di eventi di massa. Il valore ecosistemico dei nostri spazi verdi e demaniali contribuisce al benessere della vita urbana di residenti e turisti, ma se si lascia che vengano utilizzati per quello che non sono per molto tempo, non avranno più questo valore. Anche una maggiore attenzione all’altezza dei decibel della musica fa parte della sostenibilità e su questo argomento ci sono leggi e regolamenti approvati che ogni organizzatore di manifestazioni ormai sa bene di dover rispettare. Infine, anche scegliere in maniera netta, al di là delle disponibilità o meno di risorse economiche, di non fare fuochi d’artificio è una coraggiosa presa di posizione legata alla sostenibilità”.
“Ragionare sulla sostenibilità di alcuni eventi di massa estivi negli ultimi tempi sembra passare come argomento di una élite di persone fuori dalla realtà, che addirittura viene additata da alcuni in modo patetico come estremista e terrorista”, proseguono le due associazioni ambientaliste. “Questo pensiero è purtroppo coadiuvato da una assenza di espliciti interventi di gran parte della classe dirigente, che preferisce non esprimersi o avallare solo ciò che le conviene a breve termine (dal punto di vista elettorale o economico). Purtroppo spesso si rischia di essere tutti vittime anche dalla carenza di una concreta cultura ecologica diffusa, per cui, nonostante tante parole spese per farcire discorsi e progetti ricchi di propositi green, finanziati spesso da fondi pubblici, alla dimostrazione dei fatti nessuno si assume una responsabilità in merito, lasciando che l’opinione pubblica si abitui a delle pratiche addirittura dannose per la collettività, portando in secondo piano quanto invece, soprattutto in questo momento storico, deve essere prioritario. Anche la pandemia rischia di non averci fatto imparare nulla. Ci preme sottolineare che tutto questo è una questione da non relegare a faziosità, a capriccio di alcuni “ambientalisti” o scontro tra due visioni di mondo. È una questione di cittadinanza, cultura democratica e rispetto della legalità: impariamo a vivere civilmente, a far rispettare il bene comune e a far sì che le istituzioni difendano il bene comune senza esitare e senza essere condizionate da poteri più o meno forti”.