Nello specifico, gli utenti finali pagavano il corrispettivo pattuito in contante o effettuando ricariche su carte postepay riconducibili all’indagato, elargendo una somma di gran lunga inferiore rispetto al reale canone dovuto al fornitore del servizio televisivo.
Si tratta, in sintesi, di un procedimento attraverso il quale alcuni soggetti sono in grado di decriptare il segnale delle pay tv; successivamente i codici di decodifica vengono ceduti a dei “reseller”, che si occupano di rivenderli a clienti compiacenti, al fine di poter visionare, in maniera del tutto illegale secondo le indagini, i programmi criptati – anche sportivi – delle più note piattaforme digitali.
L’attività è stata condotta dal gruppo di Teramo e coordinata dalla locale procura della Repubblica, sviluppandosi attraverso l’acquisizione di significative prove testimoniali e nell’analisi forense delle numerose strumentazioni informatiche sottoposte a sequestro, eseguita da finanzieri specializzati.
Le indagini tecniche hanno altresì consentito di individuare 26 clienti finali, dal 2017 al gennaio 2022, tutti sanzionati sotto il profilo amministrativo e di quantificare il giro d’affari illecito in 2.400 euro circa mensili.