Ha preso il via questa mattina a Teramo il processo a carico di Giuseppe e Simone Santoleri, di Giulianova, entrambi accusati di omicidio volontario e soppressione del cadavere di Renata Rapposelli, rispettivamente ex moglie e madre degli imputati. In aula era presente il solo Giuseppe, con Simone Santoleri rimasto invece nel carcere di Lanciano dove è detenuto.
La Corte d’Assise, presieduta dal giudice Flavio Conciatori con Lorenzo Prudenzano a latere, oltre ai sei giudici popolari, si è ritirata due volte nel corso dell’odierna udienza filtro. La prima volta quando il pool difensivo (avvocati Gianluca Reitano, Gianluca Carradori e Alessandro Angelozzi) ha chiesto di rigettare la costituzione di parte civile della Penelope Italia Onlus, associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse. La Corte ha però deciso di ammetterla alla costituzione di parte civile, così come Maria Chiara Santoleri, sorella di Simone e dunque figlia della pittrice di Chieti morta a 64 anni.
I giudici si sono ritirati una seconda volta alla richiesta di incompetenza territoriale avanzata a nome del pool difensivo da parte dell’avvocato Reitano, incompetenza, tra le varie motivazioni, basata secondo i legali sul ritrovamento del cadavere nei pressi di Tolentino e sul racconto di Giuseppe Santoleri di aver accompagnato l’ex moglie da Giulianova al santuario di Loreto prima della scomparsa. Anche in questo caso la Corte ha rigettato la richiesta degli avvocati.
Sono stati ammessi poi i mezzi di prova ed il prossimo 21 febbraio saranno ascoltati i primi otto testi del sostituto procuratore titolare delle indagini, Enrica Medori. I giudici hanno inoltre autorizzato due consulenze psichiatriche sugli imputati. Giuseppe e Simone Santoleri sono in carcere da marzo.
Secondo l’accusa i due avrebbero ucciso la Rapposelli, arrivata a Giulianova proprio per incontrare l’ex marito e il figlio, il 9 ottobre 2017, al termine di un’accesa discussione per questioni economiche. A denunciare la scomparsa della pittrice furono alcuni amici della donna, con il cadavere ritrovato circa un mese dopo in una scarpata vicino al fiume Chienti, nelle Marche. Padre e figlio sono finiti a processo con rito immediato.