La Procura, rappresentata dal pm Davide Rosati, aveva chiesto per il 37enne Cristian Daravoinea una pena di 24 anni.
L’omicidio si era consumato, al culmine di una violenta lite, nell’appartamento di Nereto in cui vivevano i due, che si stavano separando. A scoprire il corpo senza vita di Mihaela erano stati i vigili del fuoco, intervenuti dopo l’allarme lanciato da un’amica che non riusciva a mettersi in contatto con la donna. Sul posto erano arrivati i carabinieri del reparto operativo del comando di Teramo che poche ore dopo riuscirono a rintracciare il 37enne a Tortoreto. Dopo il fermo Daravoinea aveva ammesso subito le proprie responsabilità.
Oggi la condanna a 21 anni, al termine del processo in corte d’assise che ha visto cadere l’aggravante dei motivi futili e abietti che era stata contestata all’uomo dalla Procura. La corte, presieduta dal giudice Domenico Canosa, ha disposto a carico di Daranoivea le pene accessorie dell’interdizione dai pubblici uffici e il risarcimento danni in favore delle parti civili da liquidarsi in separata sede, oltre a una provvisionale immediatamente esecutiva di 100mila euro a favore della figlia minore della coppia e di 50mila euro ciascuno a ai tre familiari della donna che si erano costituiti parte civile.
L’uomo era difeso dagli avvocati Federica Di Nicola e Mario Gebbia.