Nereto. Una perizia per stabilire se all’interno della casa di riposo fossero state adottate tutte le misure di sicurezza per evitare la caduta dalla finestra che poi a distanza di sei mesi ha causato la morte, in ospedale, dell’ospite della struttura.
Ma stabilire se il decesso della donna, 64 anni con diverse patologie pregresse, sia stata la risultanza della stessa caduta.
La perizia è stata disposta dal gip del tribunale di Teramo, Roberto Veneziano, che ha accolto la richiesta avanzata dal sostituto procuratore Bruno Auriemma, che sulla vicenda accaduta nel 2017 nella casa di riposto “Rosina Rozzi” di Nereto ha aperto un fascicolo che vede sei indagati con l’accusa di omicidio colposo in concorso.
Tutta la vicenda è nata dopo la denuncia presentata dai familiari della vittima, attraverso l’avvocato Federico Di Teodoro. Nell’esposto, infatti, i familiari della vittima (una donna di 64 anni, residente in Val Vibrata), ricordano che la stessa era affetta da alcune patologie. Oltre il morbo di Parkinson, anche una schizofrenia affettiva e perdita dell’orientamento. Elementi che imponevano accortezze particolari per la degenza della donna nella casa di riposo.
Nell’esposto, il legale della famiglia scrive che in una circostanza “sarebbe riuscita a togliersi le cinture e senza che nessuno fosse intervenuto, arrivata ad una finestra del piano rialzato, sarebbe caduta da un’altezza di circa 4 metri”.
Per la famiglia, l’episodio non va catalogato come tentato suicidio, ma una caduta figlia della mancanza di alcune forme di controllo, unita alla patologia particolari di cui la donna era affetta. Dopo la caduta, la 64enne dopo un primo ricovero in ospedale e una degenza in una Rsa, è morta dopo sei mesi. Ora la perizia dovrà stabilire i termini della vicenda e stabilire eventuali responsabilità.