Morti sul lavoro, i sindacati: “la giustizia non funziona”

Teramo. “Il 29 maggio 2017, a 32 anni, Roberto Morelli moriva in un’azienda di Castelnuovo Vomano di Teramo, mentre stava caricando il suo camion. Roberto è una delle centinaia di lavoratori che ha perso la vita mentre era al lavoro”. A ricordarlo le Segreterie provinciali di Teramo FIM CISL – FIOM CGIL – UILM CGIL.

“Sua mamma Annunziata da oltre quattro anni aspetta che si celebri il processo e per questo ha scritto una toccante lettera alla Ministra Cartabia, che ne ha letto degli stralci pubblicamente. Quando il lavoro diventa morte non ci sono parole sufficienti e adeguate per poterne descrivere l’ingiustizia. Ma in questo caso l’ingiustizia è doppia, perché oltre alla morte c’è una giustizia, quella con la lettera grande, che non funziona”.

“Dopo quasi 5 anni, e dopo un anno e mezzo l’inizio del dibattimento, il processo è ancora fermo, è stato ascoltato solo un testimone su venti, perché – riportando testualmente il contenuto della lettera – “il Tribunale non è in grado di portare avanti il processo, di poter far svolgere in sicurezza i processi con più parti, a causa della carenza di aule attrezzate, risorse e personale…”. E se i tempi della giustizia sono questi, se l’organismo che è deputato a trovare colpevoli ha tempi così irragionevolmente lunghi, perdendosi nei meandri della burocrazia, senza poter garantire ciò per cui esiste, è facile capire che il problema dei morti sul lavoro è molto più grave e complesso di quello che si pensa ed è necessario e urgente riformare meccanismi che tendono a riproporre i medesimi “orrori””.

“Ci stringiamo, ora come allora”, concludono le segreterie, “alla famiglia di Roberto, a quella di Lorenzo e a quella di tutte le centinaia di lavoratori che hanno perso la vita mentre si guadagnavano il pane, chiedendo a gran voce che giustizia sia fatta, subito!”.

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