Montorio. Anche il Collettivo Malelingue interviene e commenta il reintegro in giunta di Francesco Ciarrocchi, medico finito sotto inchiesta per una presunta violenza sessuale.
“Da un confronto fatto, e considerando che la vicenda è del tutto personale ed esterna all’amministrazione comunale, abbiamo deciso che continuasse nel ruolo istituzionale di assessore. Con queste parole, il Sindaco di Montorio Fabio Altitonante ha giustificato il reintegro dell’assessore accusato di violenza sessuale nei confronti di una giovane donna. Le accuse sono gravissime e ci chiediamo come sia possibile che le dimissioni presentate dell’assessore non siano mai state formalizzate. Al di là della burocrazia, spesso aggirata abilmente con subdoli cavilli, in questa vicenda c’è una responsabilità etica, morale e politica che non può essere sottovalutata”, commenta il Collettivo Malelingue.
“L’integrità etica e morale di un amministratore e di qualunque decisore politico dovrebbe essere fondamentale ed imprescindibile. Quando si ricopre un incarico istituzionale, le denunce non possono essere considerate personali e private. Riguardano la comunità interessata e, in generale, l’intera collettività. Tutt* siamo interpellat* davanti alla violenza e alle vittime che la subiscono, troppo spesso due volte. Ciascun* dovrebbe assumere un comportamento coerente ed è il minimo pretendere che i/le rappresentanti delle istituzioni siano immuni da atti di qualsivoglia tipo di violenza e che si facciano promotori/trici di una cultura dei diritti, del rispetto e della parità di genere”.
E ancora: “In attesa del processo e della sentenza definitiva, riteniamo che l’unica decisione politicamente ed eticamente corretta, sia la sospensione da qualunque incarico istituzionale. L’accaduto rende ancora più evidente quanto la violenza, in ogni sua forma, racchiuda in sé una discriminante: la classe sociale di apparenza. Se l’accusato avesse ricoperto un qualsiasi altro ruolo più umile o dimesso, sarebbe stato non solo sospeso ma linciato pubblicamente”.
“Sarebbe auspicabile, inoltre, sentire forte e chiara la voce delle donne presenti in giunta e in quei ruoli istituzionali destinati alla difesa delle pari opportunità. Dovrebbe esserci una presa di posizione netta che ponga fine al silenzio assordante che ci fa sentire ancora più invisibili e inascoltate. Una voce che prenda in considerazione lo stato d’animo della vittima, anche se presunta, che la faccia sentire parte della comunità alla quale appartiene. Una voce che si faccia carico del coraggio che le donne vittime di violenza trovano nel denunciare il loro aggressore, e che vengono private dei propri diritti. Una voce che non si limiti a sfilare in passerella durante le giornate istituzionali dedicate alle donne, ma che ci sia nel quotidiano. Non possiamo tollerare che le uniche dichiarazioni politiche rilasciate contengano parole neutrali, così affini al silenzio istituzionale imperante. È il minimo che tutte le componenti politiche mostrino la propria posizione rispetto alla lotta contro la violenza. Evidentemente, però, le poltrone fanno comodo a tutt* e ci si mantiene cauti e vaghi sulle vicende più spinose. Una denuncia per violenza sessuale, in una società civile, non può e non deve essere normalizzata dalle istituzioni!”.