Ha una malattia rara: l’Inps decurta lo stipendio a lavoratrice vibratiana ed il tribunale la condanna

E’ una storia particolare quella che vede come protagonista una lavoratrice vibratiana di 43 anni (omettiamo generalità e comune a tutela), affetta da una presunta malattia rara.

Da una segnalazione arrivata alla nostra redazione, la donna, A.R. le sue iniziali, “non avrebbe mai immaginato di subire oltre alla sorte avversa di una malattia rara invalidante anche un pesante danno economico e morale”.

Secondo quanto segnalatoci la 43enne, recatasi all’ospedale Bellaria di Bologna per sottoporsi ad una visita urgente per l’avvio di un protocollo sperimentale per la cura della malattia rara di cui sarebbe affetta, sarebbe rimasta vittima di una doppia clamorosa beffa: prima l’Inps le avrebbe decurtato lo stipendio di circa mille euro per presunta assenza ingiustificata durante il periodo di malattia, poi il giudice del lavoro del Tribunale di Teramo, Massimo Biscardi, lo scorso 6 febbraio, ha respinto il ricorso della lavoratrice e l’ha condannata a versare all’Inps 1500 euro.

Nella sentenza si legge che la donna avrebbe usufruito di un periodo di malattia nel novembre di due anni fa, ricevendo una visita fiscale proprio in quei giorni, non venendo trovata a casa perché invece a Bellaria. La 43enne, seppur presentando secondo la segnalazione poi tutti i documenti del caso, si è vista decurtare lo stipendio dall’Inps ed il giudice del lavoro ne ha rigettato il ricorso perché “è stata omessa la preventiva comunicazione all’Inps nonostante la visita fosse già stata preannunciata alla ricorrente il giorno prima come riferito dalla stessa ricorrente. In secondo luogo – prosegue il giudice – il certificato in atti non comprova una urgenza indifferibile posto che si tratta di una visita specialistica per accertamenti diagnostici non complessi”.

La donna è pronta a ricorrere in appello “avverso una sentenza – conclude la segnalazione – che in un solo colpo ha cancellato il diritto al lavoro e quello a tutela della salute, entrambi costituzionalmente garantiti”.

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