Laboratori Gran Sasso, la Regione chiede di rimuovere 2300 tonnellate di sostanze pericolose

La Regione Abruzzo il 16 settembre scorso ha scritto nuovamente all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per la rimozione delle 2.300 tonnellate di sostanze pericolose (1.292 tonnellate di trimetilbenzene dell’esperimento Borexino e 1.000 tonnellate di acqua ragia dell’esperimento LVD) stoccate nei Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso nonostante l’art.94 del Testo Unico dell’Ambiente D.lgs.152/2006 vieti da anni la presenza di materiale pericoloso nei pressi delle aree di captazione dell’acqua potabile e ne imponga la rimozione qualora vi siano materiali già stoccati.

 

La Regione Abruzzo aveva scritto una prima volta a maggio 2019 sollecitando l’INFN a predisporre tutta la documentazione necessaria per poter arrivare a rimuovere le sostanze entro il termine stabilito. L’istituto aveva risposto sostenendo che aveva avviato alcune attività ma, con passaggi come minimo irrituali e, a nostro avviso, infondati in considerazione delle enormi lacune nella sicurezza e nelle procedure di legge emerse nel frattempo grazie all’azione di accesso agli atti dei cittadini, aveva di fatto accusato la regione di ostacolare l’attività scientifica (!).

La lettere sono state diffuse, attraverso una nota circostanziata,d al Forum H2O.

La nuova nota della Regione, a firma del Direttore Pescara e della Dirigente Di Giuseppe, come detto è del 16/09/2019, e viene guarda caso dopo una ennesima richiesta di accesso agli atti nei confronti della regione depositata il 12 settembre dagli attivisti della Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso. I dirigenti regionali chiedono all’INFN lo stato degli adempimenti progettuali e procedurali, piuttosto complessi (ad esempio, la Valutazione di Incidenza Ambientale) e per i quali sono sicuramente necessari mesi, per addivenire alla rimozione delle sostanze entro la data del 31/12/2020, fissata dalla Regione con la Deliberazione di Giunta Regionale 33/2019 del 25 gennaio 2019, atto a cui si era peraltro pervenuti dopo un tavolo tecnico con tutti i soggetti interessati, INFN compreso.

Quest’ultimo a novembre 2018 aveva assegnato un appalto per la progettazione del decommissioning dei due esperimenti ma, come rilevato dai funzionari regionali, finora non sono pervenuti documenti progettuali (ad esempio, quelli per la Valutazione di Incidenza delle attività di rimozione, che sicuramente non sono banali per quanto riguarda la sicurezza).

I dirigenti regionali ricordano all’INFN che avrebbero dovuto presentare la documentazione entro tre mesi dalla pubblicazione della Delibera, cioè entro il 25 aprile 2019.

Pertanto sul punto concludono “Considerato che ad oggi non risulta depositata sullo sportello ambientale alcuna istanza di valutazione del progetto di che trattasi, torniamo a chiedere conto, con urgenza, dell’effettuazione di tale adempimento”.

Evidentemente per INFN non deve esserci tutta questa urgenza visto che ad oggi, 17 ottobre, a 9 mesi dalla Delibera di Giunta e dopo due lettere di sollecito, non c’è alcun documento pubblicato sul sito delle procedure di Valutazione di Incidenza Ambientale regionale!

Tra l’altro movimenti ed associazioni hanno sempre contestato la possibilità per la regione di assegnare una data per adempiere ad un obbligo di legge, visto che non è nella disponibilità dell’ente gestire in questo modo un divieto espresso in una norma nazionale che dispone la rimozione immediata di tali materiali (mentre all’INFN sono stati dati due anni).

Spunta, poi, un’ulteriore lettera del 27 giugno 2019 della Regione Abruzzo sul progetto LUNA MV, a firma del Dirigente Longhi del Servizio Valutazione di Impatto Ambientale, cui l’ente fa notare all’INFN che il Comitato V.I.A. a marzo 2019 si era espresso sul progetto di ricerca Luna MV richiamando la necessità per l’INFN di attivare la procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A.
La Regione ne ha approfittato per far notare che se l’INFN non presenta adeguata documentazione prevista dalla legge non può certo lamentarsi per eventuali ritardi nella programmazione scientifica (scrive il dirigente Longhi “Ad oggi, a più di tre mesi dall’espressione del parere del CCR-VIA, non risulta attivata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare alcuna procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. per l’esperimento LUNA MV, pertanto gli impatti sulla tempistica generale e sulla programmazione delle attività sperimentali dei laboratori, nonché sull’attrattività e competitività degli stessi, non sono attribuibili a questo servizio e al Comitato VIA”). Era giugno. Siamo ad ottobre e anche in questo caso nulla di nuovo è stato pubblicato sul sito del Comitato VIA.

A settembre 2019, peraltro pubblicamente dalle pagine di un giornale, lo stesso procuratore capo di Teramo Guerriero aveva riproposto con forza il tema della rimozione di queste sostanze.

Insomma, passano mesi ed anni e divieti e obblighi di legge posti a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini restano oggetto di un mero ping pong sulle carte e di quello che, a nostro avviso, rischia di diventare un grande gioco di ruolo da parte di tutti i soggetti istituzionali visto che la situazione permane immutata senza che vi siano atti consequenziali, con la principale fonte di rischio per l’acqua di tre province, Teramo, L’Aquila e Pescara, come ammesso dal Piano di Emergenza Esterno della Prefettura di L’Aquila, che resta sul territorio come una spada di Damocle sulla testa dei cittadini.

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