Inquilini Erp Teramo: “Ricostruzione ferma e Cas in ritardo”

“Ricostruzione ancora ferma”: il Comitato di volontariato Inquilini E.r.p. Teramo esprime le proprie preoccupazioni, e quelle dei cittadini, sulle tempistiche della ricostruzione e dell’erogazione del Cas, Contributo di Autonoma Sistemazione.

 

A quasi sette anni dal terremoto, la ricostruzione delle nostre case popolari è ancora incredibilmente ferma ai blocchi di partenza nonostante gli annunci di svolta ad ogni cambio di commissario o alla vigilia di ogni elezione; i pochi cantieri presenti nel territorio provinciale sono la fotografia di una ricostruzione destinata a durare ancora molti anni e la preoccupazione delle famiglie si è trasformata, ormai da tempo, in rassegnazione. Emblematica è la situazione di due cantieri di Colleatterrato Basso e più precisamente delle palazzine di Via Adamoli, 48 e Via Giovanni XXIII, 77, ormai prossimi alla conclusione dei lavori ma ancora lontani da una previsione certa per il ritorno delle famiglie nelle loro case, tutto questo nonostante un costante colloquio avuto negli ultimi mesi con l’Ater. Sarebbe altresì interessante capire perché in alcune palazzine classificate con danni “B” (esempio via Giovanni XXXIII, 8 e Via Adamoli, 66/58/70/72 a Colleatterrato Basso) nelle quali ad oggi sono presenti all’interno la maggior parte dei nuclei familiari, sono stati stanziati quasi 4 milioni di euro per lavori di miglioramento sismico e non è stata mai effettuata la progettazione per l’affidamento degli stessi”.

“In questi sette anni migliaia di cittadini rimasti senza casa sono stati costretti a trovare sistemazioni alternative pagando affitti molto alti per la portata dei redditi degli inquilini Ater, che per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica devono essere inferiori a ventimila euro lordi l’anno (circa 1.200 euro netti mensili per le famiglie più fortunate e “ricche”). Dopo aver pagato un affitto di 400/500 € e le esose bollette di gas e corrente elettrica, nel migliore dei casi dovrebbero fare la spesa per l’intera famiglia con circa 15 euro al giorno. Con queste premesse è diventato di vitale importanza il contributo per l’autonoma sistemazione concesso alle famiglie sgomberate, finanziato in buona parte dall’Unione Europea ed erogato da Regione, Protezione civile e Comune”.

“Se da un lato siamo riconoscenti all’UE e allo Stato per il prezioso aiuto economico, non possiamo dire altrettanto per coloro che dopo sette anni non riescono nemmeno a fissare una data certa per l’erogazione del contributo, denotando non solo superficialità e disinteresse nei confronti degli sfollati, ma anche una scarsa conoscenza delle problematiche vissute dai ceti meno abbienti. Si comunicano date indicative per avere sul conto bancario o postale il Cas: ogni due mesi verso il giorno 15, altre volte verso il 20 e altre ancora a fine mese, ma puntualmente nemmeno queste date ballerine vengono rispettate. Gli sfollati che a causa dei modesti redditi non arrivano a fine mese sono costretti ogni volta per i giorni di ritardo ad arrangiarsi per la spesa giornaliera, per pagare l’affitto o le bollette”.

“Alle nostre richieste di spiegazioni sui perenni ritardi seguono puntualmente scarichi di responsabilità: per la regione la colpa è del comune che non rendiconta come dovrebbe per ottenere i fondi in tempi più brevi, mentre il Comune a sua volta dichiara di anticipare somme che la regione eroga con grandi ritardi. Non spetta a noi sfollati indagare su chi ricade effettivamente la responsabilità, ma di una cosa siamo certi: se i politici e gli amministratori pubblici avessero contezza delle difficoltà e dei disagi causati alle famiglie meno abbienti dai ritardi nell’erogazione del vitale contributo, probabilmente si attiverebbero con maggiore impegno e senso di responsabilità per venire incontro alle legittime rivendicazioni di queste famiglie”.

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