Il ritrovamento sul territorio di San Nicolò a Tordino, in due diverse occasioni a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, di esche contenenti sostanze tossiche generalmente utilizzate per la lotta ai roditori nocivi, ha indotto i carabinieri forestali a svolgere delle attività di sopralluogo con l’ausilio delle unità cinofile antiveleno allo scopo di individuare eventuali fonti di prova utili allo sviluppo investigativo e per la bonifica del sito interessato ai fini dell’allontanamento delle eventuali fonti residue disperse sul territorio, a garanzia anche della salute del cittadino.
Il materiale rinvenuto, consistente in cumuli di chicchi di grano dal colore rossastro, è stato prontamente recuperato per il successivo conferimento all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale “G. Caporale” di Teramo e per l’identificazione analitica delle sostanze tossiche veicolate.
Nel corso della perlustrazione dell’area interessata con le unità cinofile antiveleno, a cui ne seguiranno altre nei prossimi giorni nelle zone limitrofe, non sono state rinvenute carcasse di animali domestici e selvatici né altro materiale sospetto.
Le attività di indagine comunque proseguono nell’intento di individuare il responsabile dell’abbandono delle esche.
Quello dell’uso di esche e/o bocconi avvelenati è, purtroppo, un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale che può coinvolgere in maniera non selettiva animali domestici, selvatici ed anche l’uomo.
La sostanziale continuità del fenomeno nel tempo indica che l’avvelenamento degli animali continua ad essere un problema rilevante, anche nella provincia di Teramo: negli ultimi 12 anni gli episodi di avvelenamento di animali segnalati ai Carabinieri Forestali sono stati complessivamente 243.
Si rammenta che l’uso di esche o bocconi avvelenati è una condotta punita dal Codice Penale e rappresenta l’espressione di comportamenti antisociali.
Gli avvelenamenti di animali domestici e selvatici non rappresentano solo un pericolo per la salute animale. Il veleno dei bocconi e delle esche può diffondersi nell’ambiente, inquinando il terreno e le acque superficiali, o entrare direttamente in contatto con le persone, soprattutto gli individui più indifesi, esponendoli al rischio di avvelenamento.