Teramo. Ieri sera l’assemblea della Gran Sasso teramano, società che gestisce gli impianti nelle località sciistiche di Pietracamela e Prato Selva, ha approvato il bilancio 2018 e, nella seduta precedente, quello del 2017.
Un bilancio in sostanziale pareggio (8 mila euro di utile) ma la società ha un debito di circa 1 milione di euro, di cui quasi 800 mila verso lo Stato che ha tassato le plusvalenze della trattativa andata a buon fine con Unicredit per la chiusura del mutuo acceso dieci anni fa per la realizzazione della cabinovia.
Gli altri debiti sono costituiti essenzialmente dai canoni da versare ai soci. La Camera di Commercio, che ha già ufficializzato da tempo la propria intenzione di uscire e cedere le quote, ha votato contro ma ha anche manifestato il proprio impegno ad accantonare la quota per la propria parte di “debito”, circa 250 mila euro. Il debito tributario, maturato con la precedente gestione liquidatoria, pone la società e i soci di fronte a nuove problematiche: l’attuale liquidatore, Gabriele Di Natale, sta preparando il bilancio di liquidazione (dovuto per legge) mentre la Provincia deve trovare circa 400 mila euro nelle pieghe del nuovo bilancio di previsione per la propria quota parte di debito.
“Si lavora su un doppio binario, gestire le criticità quotidiane, che sono tante e arrivare ad un Piano industriale per il bando pluriennale – afferma il presidente Diego Di Bonaventura che ieri sera ha partecipato all’Assemblea insieme al consigliere regionale Tony Di Gianvittorio in rappresentanza della Regione – ovviamente da soli non possiamo far fronte al risanamento finanziario e chiederemo un impegno anche alla Regione Abruzzo che è socia con una quota minoritaria”.
“Durante la primavera”, prosegue Di Bonaventura, “terminiamo i lavori di manutenzione e quelli del Piano di sicurezza ma è chiaro che senza un impegno dei Comuni soci e senza la garanzia del conferimento da parte di questi ultimi di altri beni, immobili o servizi da inserire nell’offerta, nessun bando è appetibile o remunerativo per un gestore privato. Deve essere chiaro che ognuno deve fare la sua parte perché la Provincia, da sola, non può, per oggettivi limiti finanziari e legislativi, continuare ad intervenire per garantire la gestione della società che, senza valide alternative, dovrà essere messa in liquidazione. Un’ipotesi che cercherò di scongiurare in ogni modo anche se nulla di quanto accade ricade sotto la responsabilità della mia amministrazione; ma bisogna che ci crediamo tutti”.