GA Giulianova, come in quasi tutte le cittadine costiere, d’estate aumentano le persone che utilizzano le biciclette per spostarsi.
Uno studio di qualche anno fa, nell’ambito del progetto CIVITAS, rilevò che, sul lungomare, transitavano molte più biciclette che auto, e facendo un giro per il Lido si notano centinaia di biciclette parcheggiate ovunque e decine di ciclisti che occupano l’unica pista ciclabile (quella costiera) e le strade della città.
Purtroppo, però, a tale abbondanza non corrispondono infrastrutture adeguate: le piste ciclabili si limitano a quella del lungomare (inserita nell’itinerario nazionale BicItalia) e a qualche decina di metri lungo via Nazario Sauro, e mancano parcheggi idonei sia per numero (sono poche decine) che per tipologia (che permettano di assicurare, con la catena, il telaio della bicicletta, limitando così le possibilità di furto).
Nonostante questo i ciclisti sono migliaia, e anche la zona collinare, dove è situato il centro storico, è meta quotidiana di residenti e turisti, spesso in sella a biciclette a pedalata assistita, più agevoli da utilizzare per superare dislivelli anche importanti.
Una pacifica, ed utile, invasione, che se ben disciplinata potrebbe portare numerosi benefici, sia ambientali che economici, visto che Giulianova è inserita anche nella rete dei ComuniCiclabili di FIAB e tale riconoscimento, sicuramente, è un punto a favore nella scelta come metà turistica. Purtroppo, però, come spesso accade, i risicati spazi dedicati a questo tipo di mobilità spesso coincidono con quelli dei pedoni, anch’essi costretti in stretti marciapiedi e piccole aree pedonali.
Una “lotta” per lo spazio pubblico che non dovrebbe essere favorita ma che purtroppo, soprattutto in occasione di eventi, con la chiusura al traffico di ampie zone della città, vede “scontrarsi” (a volte anche fisicamente), due utenze “deboli”.
E’ il caso di viale Orsini e via Nazario Sauro, dove l’istituzione dell’isola pedonale (all’interno della quale, a norma di codice della strada, comma 1 numero 2 dell’articolo 3 C.d.S., non possono circolare i veicoli, salvo quelli in servizio di emergenza, i velocipedi – cioè le biciclette – e i veicoli al servizio di persone con limitate o impedite capacità motorie, nonché eventuali deroghe per i veicoli ad emissioni zero aventi ingombro e velocità tali da poter essere assimilati ai velocipedi), senza che ci siano ordinanze che vietino la circolazione delle biciclette (nonostante ogni tanto appaiano cartelli con l’indicazione “bici alla mano”), crea pericolosi incontri tra pedoni, spesso convinti di poter passeggiare senza incontrare mezzi di alcun tipo, e ciclisti, legittimamente autorizzati a transitare.
E’ pur vero che, sempre il codice della strada, all’articolo182, comma 4, stabilisce che “i ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza”, ma, in Italia, sperare che si adottino comportamenti virtuosi autonomamente, senza che nessuno li faccia rispettare, è cosa vana, e sarebbe quindi utile, nei casi in cui si preveda un notevole affollamento di pedoni, che vengano emesse specifiche ordinanze di limitazione della circolazione delle biciclette in aree pedonali e, soprattutto, che la polizia municipale le faccia rispettare.
Anche se, la soluzione ottimale, sarebbe quella di individuare spazi appositi per la circolazione delle biciclette, magari adottando uno specifico biciplan che ridisegni gli spazi urbani per la realizzazione di percorsi ciclabili, zone a traffico limitato, aree pedonali, parcheggi per biciclette, ecc., ecc., ecc.
Si tratterebbe, in fondo, di venire incontro alle esigenze di migliaia di residenti e turisti, che potrebbero più agevolmente spostarsi in sella ad una bicicletta evitando l’uso dell’auto, ed i problemi di inquinamento, traffico e rumore che quest’ultima comporta.