“Visto il clamore occorso sui social, ci preme dire la nostra sul accaduto – scrive in una nota l’Arlecchino SaS – Visto anche il comunicato, secondo noi piuttosto impreciso, della citata Capitaneria, forse la fretta di comunicare ha prevalso sulla correttezza dell’informazione, considerando che all’ uscita del comunicato le operazioni di sequestro erano ancora in corso e si concluderanno nel tardo pomeriggio”.
La società concessionaria dello chalet precisa che “nell’autunno dell’anno scorso c’è stata un ispezione di capitaneria, Comune di Giulianova e Demanio presso la nostra struttura, nel verbale conseguente venivano rilevati presunti abusi edilizi, perché ricordiamo a tutti che per parlare di abusi questi devono essere confermati dall’autorità giudiziaria e pertanto non capiamo come la Capitaneria possa parlare di abusi ‘accertati’. Pertanto ci veniva chiesto il ripristino dei luoghi e contestualmente veniva inviata relazione dal Dirigente Corinto Pirocchi alla Procura della Repubblica. Ai rilievi degli ispettori, nel febbraio di quest’anno rispondevamo con delle contro deduzioni, secondo noi, più che esaustive. Il problema è che Pirocchi nella sua relazione alla Procura inseriva un fatto nuovo, fino ad oggi mai contestato né verbalmente né per iscritto. Ovvero scriveva che dal 2007, dodici anni fa, L’Arlecchino non avrebbe la Concessione Demaniale! Ripetiamo: ad oggi nessuno si è accorto di nulla! Hanno mandato ogni anno il conteggio dei canoni, la capitaneria, ogni anno, dal 2007 ad oggi, è venuta a controllare i nostri documenti e niente, il Demanio si costituito in ogni ricorso al Tar che abbiamo fatto e non ha mai opposto che la Concessione era scaduta! Sopo 12 anni il Dirigente ha scoperto questo evento dirimente. Di fronte ad un presunto esercizio abusivo della attività il GIP non ha potuto fare altro che sequestrare”.
Quindi l’Arlecchino SaS contesta “la ‘scoperta’ del Dottor Pirocchi, dovuta, crediamo, ad inesperienza sul Demanio. Noi sappiamo che la nostra concessione è in proroga come quella di tutti glia altri e sappiamo che il Tar a luglio ci ha dato ragione, non solo valutando il titolo concessorio come valido. Ma intimando al Comune di emettere un nuovo titolo fino al 2025. Gli stessi canoni, tutti successivi al 2007 e che il Comune regolarmente ci ha richiesto, sono oggetto di nostro ricorso pendente presso il Tar Abruzzo, visto che, come lo stesso Tar ha sentenziato, non si teneva conto degli ingenti investimenti su una struttura che non è Nostra ma dello Stato”.
La società che gestisce l’Arlecchino annuncia “ricorso al provvedimento di sequestro e per quanto detto, se ci saranno, come crediamo, responsabilità da parte di qualcuno chiederemo conto di tutti, e sono molti, i danni che questo evento surreale ci sta creando”.