Confindustria Teramo, Confindustria L’Aquila, Ance Teramo, Ance L’Aquila, Confcommercio Teramo e Confcommercio L’Aquila e Confesercenti Abruzzo fanno chiarezza sul progetto di fusione della Camera di Commercio di L’Aquila e Teramo.
“Com’è noto il percorso di aggregazione della nuova “Camera di Commercio Gran Sasso d’Italia” è stato deliberato nel novembre 2016 quando i rispettivi Consigli camerali adottarono la specifica Deliberazione, frutto anche di un indirizzo di governo che, di lì a poco, avrebbe emanato un decreto che riduceva le Camere di Commercio italiane da 120 a 60 – sottolineano – Proprio quel Decreto stabiliva che la dimensione minima richiesta era pari a 75mila imprese iscritte e che la sede legale della nuova Camera di Commercio fosse ubicata nei capoluoghi di regione. In virtù di tale decreto e con l’obiettivo di mantenere comunque la sede teramana si decise di procedere con l’aggregazione ai sensi dell’art. 1, comma 5 della Legge 29.12.1993 n° 580 e successive modificazioni e integrazioni”.
E ancora: “Fatta questa premessa, riteniamo che il percorso di aggregazione ormai concluso sia irreversibile e, nel contempo, ribadiamo che le due sedi rimarranno aperte e continueranno ad erogare servizi alle imprese esattamente come avviene attualmente, così come, peraltro, previsto nella Delibera di fusione. Riteniamo, altresì – visto l’ampio dibattito aperto nelle ultime settimane – che sia necessario un bilanciamento tra le due sedi, garantendo la provincia di Teramo con una sede con pari dignità rispetto alla sede di L’Aquila. Le Associazioni sopra rappresentate ritengono, infine, che iniziative alternative – tese a rinviare ogni decisione – non fanno altro che ritardare il processo ormai avviato, generando nelle rispettive città un sentimento di disorientamento e incomprensione. Elementi, questi, che creano divisioni tra i due territori, con riflessi negativi sui rapporti e sulle future scelte che la nuova Governance dovrà mettere in campo”.