Annunciati nel novembre del 2015 dall’allora governatore della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso nel corso di un’affollata assemblea cittadina al Palazzo Kursaal di Giulianova, finalmente, a distanza di quasi 4 anni, sono iniziati i lavori di messa in sicurezza dell’alveo del fiume Tordino.
Un investimento di oltre un milione e 200mila euro, più altri 400mila per creare un braccio sulla sponda nord che dalla foce avanza per circa 100 metri per contenere il fenomeno erosivo nel tratto di spiaggia giuliese immediatamente a sud di via Simoncini. Ruspe e pale meccaniche sono entrate in azione per riportare il livello idrometrico del corso d’acqua allo stato naturale, rimuovendo in altezza uno strato di circa un metro di sedimenti.
Il materiale recuperato verrà poi utilizzato per rinforzare i due lati degli argini. La ditta appaltatrice dovrà procedere lungo l’asta fluviale per un chilometro e 700 metri. Su un tratto i lavori sono stati già eseguiti, ma il grosso dovrà essere realizzato con la sistemazione di gabbionate per ricostruire un argine cancellato dalle piene del 2011 e del 2017.
Infatti, ci sono punti con particolari criticità perché il letto del fiume nel tempo si è innalzato mediamente di mezzo metro per il deposito dei sedimenti. In alcuni punti anche di un metro e mezzo. Bisognerà quindi rimuovere i sedimenti abbassando il letto del fiume innalzando nel contempo il margine di sicurezza.
Il rafforzamento degli argini consentirà di ristabilire anche una larghezza media dell’intero letto tra gli 80 e gli 85 metri. Durante le operazioni si procederà anche con la pulizia delle arcate e degli argini attualmente ricoperti da una fitta vegetazione, in modo particolare canne.
Non tutti sono però d’accordo perché questo è il periodo di accoppiamenti e nidificazione di uccelli che hanno ormai trovato nell’oasi del Tordino il loro habitat naturale. Quindi l’azione dei mezzi potrebbe distruggere gran parte dei nidi. Intanto alcuni cittadini hanno chiesto all’Anas di verificare lo stato del ponte della statale Adriatica perché in alcuni punti il cemento si sta staccando riportando alla luce il ferro del calcestruzzo.