Sarà una stagione di lacrime e sangue per il settore turistico a causa del coronavirus. Se a livello nazionale si conteranno oltre 31milioni di presenze in meno, con perdite economiche che si aggireranno sugli 8miliardi di euro (ma i dati purtroppo saranno rivisti al rialzo), a livello locale la conta dei danni è già iniziata.
La provincia di Teramo, che racchiude oltre il 60 per cento dei flussi turistici in Abruzzo, è quella che sta risentendo della drammatica situazione. Da Martinsicuro a Silvi, passando per Alba Adriatica, Tortoreto, Giulianova, Roseto e Pineto, si contano migliaia di disdette per la prossima estate.
Lasciando stare il periodo pasquale, che solitamente rappresenta il termometro in vista della stagione turistica, perché l’emergenza non sarà ancora superata, l’estate che verrà per le strutture ricettive, per i villaggi turistici, per tutte quelle piccole imprese che operano in questo settore, sarà un dramma. L’Abruzzo conta circa 6milioni di presenze, quasi 4 solo in provincia di Teramo.
Le previsioni intanto dicono che la presenza di stranieri sarà del tutto annullata, che gli italiani che decideranno di frequentare la spiaggia della costa teramana saranno il 50 per cento in meno, ovvero ci saranno circa 2milioni di presenze turistiche in meno. A rischio quindi migliaia di posti di lavoro stagionali e moltissime imprese a conduzione familiare.
Alla Regione e alle associazioni di categoria il compito di elaborare da subito delle strategie. L’Abruzzo e il teramano in particolar modo contano strutture ricettive all’avanguardia. Il turismo cosiddetto di “prossimità” potrebbe essere un’ancora di salvezza.