A farlo sapere il Sinappe di Teramo.
“Inoltre, mentre col suo operato si adoperava per depauperare le casse dello Stato, minacciava di auto lesionarsi qualora qualcuno gli si fosse avvicinato, tenendo così sotto scacco gli agenti che seppur numerosi non potevano intervenire per non mettere in moto tutta una serie di meccanismi che li avrebbero visti contusi e indagati. Le ragioni di tale gesto sono riconducibili all’annullamento del colloquio che egli avrebbe dovuto svolgere con la compagna, in quanto questa, è risultata positiva al controllo effettuato tramite metal detector. Tale controllo viene condotto su chiunque acceda per colloquio in istituto in quanto non è possibile per legge effettuare una perquisizione personale su coloro che vanno a visitare i detenuti se non in determinati casi”.
E ancora: “Solo dopo tempo la signora si è decisa a consegnare tutto ciò che aveva tentato di nascondere sia tra i vestiti che addirittura all’interno delle parti intime: tre microcellulari con schede sim (tra i vestiti) e dell’hashish (nel proprio organo sessuale), che avrebbe poi tentato di consegnare al compagno detenuto durante il colloquio. Gli agenti poi, dati gli eventi, hanno ritenuto necessario ispezionare la cassetta data in dotazione alla signora per farle poggiare gli effetti personali prima dell’ingresso in carcere. Sono stati così rinvenuti un altro panetto di sostanza stupefacente e uno smartphone avvolto nel cellophane. Dall’accurata preparazione delle confezioni gli oggetti sembravano pronti per essere consegnati ma resta ignoto il motivo della loro permanenza nella cassetta”.
Conclude il sindacato di polizia penitenziaria: “Non possiamo che complimentarci coi colleghi che ancora una volta hanno gestito in maniera professionale entrambe le situazioni evitando, seppur senza strumentazione adeguata, il peggio. Siamo in attesa che questo governo dimostri quanto annunciato in campagna elettorale”.