Corropoli, produzione di mascherine. L’imprenditore: alla Regione avevo chiesto altro

Corropoli. La risposta è arrivata, non soltanto sulla stampa, ma anche per via epistolare, ma i concetti espressi della Protezione Civile, sulle autorizzazioni legate alla produzione di mascherine, non chiariscono il tema di fondo.

 

O meglio non forniscono risposte ai quesiti che l’imprenditore tessile della Val Vibrata, Massimo Salvi, aveva posto nei giorni scorsi, relativamente alla volontà di riconvertire parte della produzione aziendale e realizzare mascherine a norma.

E la posizione assunta dalla Regione, sulla vicenda, quasi a voler ricordare all’imprenditore che percorso andavo fatta, non viene condivisa. E’ lo stesso imprenditore di Corropoli a ribadire questo concetto.

“La mia mail”, scrive Salvi, ” non era finalizzata alla richiesta di autorizzazioni sanitarie, per le quali sappiamo quali siano gli enti preposti e ai quali ci siamo rivolti.E non era una richiesta legata a degli incentivi per la produzione per i quali verificheremo le eventuali opportunità o la richiesta di autorizzazioni regionali.

La reale richiesta. L’azienda di Corropoli aveva semplicemente chiesto di conoscere se Regione o Protezione Civile commissionano mascherine o camici.

“Nella prima missiva”, prosegue Salvi, ” ci eravamo proposti come eventuale fornitore o esportatore. Autorizzazione richiesta solo nell’eventualità in cui non ci fosse un interesse di acquisto da parte della Regione.Sappiamo che la Regione ha sottoscritto diversi contratti per l’acquisizione di mascherine (anche all’estero, ndr) e vogliamo capire se c’è la possibilità di accedere ad eventuali contratti”. E su questo aspetto si innesta un ragionamento chiaro da parte dell’imprenditore: il fatto che il sistema, almeno quello abruzzese se paragonato a quanto accaduto in altre realtà territoriali, non ha pianificato tutto nel dettaglio non fornendo informazioni utili e di facile fruizione ad imprenditori disposti, vista l’emergenza, a riconvertire le proprie aziende.

“Se la mia azienda non interessa come fornitore perché sono stati già raggiunti i budget produttivi”, basta una semplice comunicazione o in alternativa un’autorizzazione che ci consenta di vendere all’estero, poiché siamo in contatto con aziende francesi e spagnole con la quale abbiamo lavorato fino al blocco delle attività per motivazione Covid19  che potrebbero essere interessate”.

In quello che solo in apparenza sembra essere un equivoco comunicativo, si cela anche un raccordo che tra Regione ed enti di categoria e Camere di Commercio sembra essere mancato in questa fase. Soprattutto se si confronta il tutto con quanto accaduto in altre regioni.

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