Teramo. “Basta indugi, la sicurezza della salute viene prima di tutto”. Inizia così un intervento congiunto dei segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil (Giovanni Timoteo, Fabio Benintendi e Fabrizio Truono) sull’emergenza coronavirus e sulla necessità di assicurare la sicurezza della salute.
L’intervento
Continuiamo a registrare sul territorio provinciale diffusi timori e disagi tra i lavoratori in diversi siti produttivi dove si riscontra la mancanza dei dispositivi di protezione individuali. Ma, negli ultimi giorni, in particolare, sta crescendo un clima di tensione soprattutto in quelle aziende che stanno proseguendo l’attività produttiva in modo non sempre plausibile.
Eppure, il senso di responsabilità e di correttezza dovrebbe imporre a tutti di attenersi scrupolosamente a quanto previsto dal DPCM del 22 marzo 2020 e dal Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 25 marzo 2020. A tal riguardo si evidenzia che i suddetti provvedimenti sono stati adottati dopo un lungo confronto tra tutte le parti sociali, basato sulla necessità di garantire una serie di attività considerate essenziali e contemperando il primato della sicurezza sanitaria sulla continuità a produrre. Ma segnaliamo che nella provincia di Teramo spesso non è così.
In questi giorni, con diverse modalità e in modo diffuso, in diversi settori, abbiamo provato a contestare e sensibilizzare le diverse aziende, dove la produzione può non essere considerata essenziale, a sospendere, temporaneamente, l’attività per dare un forte segnale di vicinanza alle preoccupazioni dei lavoratori e rasserenare il clima aziendale. Ma con pochi riscontri concreti.
Per rafforzare a nostra azione di sensibilizzazione, abbiamo chiesto più volte alla Prefettura di intervenire su comparti e/o aziende in cui si registra una lettura ed una pratica troppo “estensiva” delle norme legislative ed una ridotta capacità d’intervento in termini di sicurezza. Sia reale che percepita. Ma non sono arrivate comunicazioni né sulle aziende che hanno proseguito l’attività, né sulle argomentazioni che giustificassero quella prosecuzione. Così, come, non abbiamo riscontro sulle azioni di controllo e prevenzione della sicurezza che si sono e/o si stanno svolgendo nel territorio, compresa la c.d. zona rossa.
Noi, convinti che dentro una fase critica e drammatica come quella attuale, i lavoratori hanno bisogno di sentire e verificare, in modo evidente e chiaro, le azioni di tutela della loro salute, più volte, abbiamo chiesto la formazione di un osservatorio Prefettizio provinciale composto dalle istituzioni territoriali ed dagli organi di controllo, per avere una puntuale lettura e capacità d’intervento sulle problematiche lavorative e/o sociali che emergono in questi giorni. Ma anche questa possibilità non si è concretizzata.
Di fatto, ci ritroviamo senza risposte ai nostri dubbi e senza luoghi di confronto sui quali si possano comparare argomentazioni ed, eventualmente, condividere le soluzioni.
È inaccettabile, che in una situazione di assoluta gravità ed emergenza non ci siano chiare e determinate azioni che mettano in sicurezza i lavoratori e i cittadini a partire dai posti di lavoro dove è alto il rischio di contagio e dove si ha l’obbligo di intervenire con puntuale responsabilità per garantire e motivare chi lavora e tutelare anche il resto della società.
Questo, non possiamo e non vogliamo permetterlo. E, se nelle prossime ore, non intervengono iniziative concrete che consentono ridurre le tensioni e le preoccupazioni che emergono in diversi siti produttivi, andremo a proclamare, nostro malgrado, uno stato di agitazione generale in tutti i posti di lavoro della provincia.
Nel contempo, invitiamo, le imprese per prima, ma anche tutte le Istituzioni –Regione, Provincia, Comuni – alle quali invieremo il presente comunicato, ad attivarsi per promuovere tutte le iniziative che possano mettere in massima sicurezza tutti i posti di lavoro e rassicurare i lavoratori e i cittadini sulla tutela della loro salute.