Colonnella. Il centro dell’azione di rilancio dell’Atr passa attraverso la modifica del contratto nazionale applicato. Sarcasmo e stupore emerge nella nota diffusa dalle sigle sindacali (Fim-Cisl, Fiom Cgil e Uilm- Uil) sulla proposta veicolata sulla stampa.
“L’ATR vorrebbe sostituire quello firmato dalle categorie nazionali di CGIL, CISL e UIL con uno firmato da un sindacato, la CONFSAL, la cui rappresentatività nel Paese ci è ignota, ma di cui siamo certi della rappresentatività in azienda: nessuna”, si legge nella nota.
Un cambio di contratto che viene comunicato a mezzo stampa, senza poi tenere conto di quelle che sono le rappresentanze sindacali in azienda, i tavoli di trattativa aperti e le problematiche con le quali convivono le maestranze.
”Non è pensabile, infatti, che un’azienda che fatica a pagare gli stipendi, che ha un piano di rientro delle mensilità arretrate a cui ancora deve dare seguito”, prosegue il documento, “ che ha attivato una procedura pesantissima di cassa integrazione che dovrà essere discussa il prossimo 20 febbraio in Regione Abruzzo, utilizzi l’argomento del contratto nazionale per non affrontare le questioni davvero centrali ed urgenti.
Inutile elencare le tante penalizzazioni che i lavoratori avrebbero da questa novità confrontando contratti di altri settori redatti dalla Conflavoro (l’associazione che, a nome dell’ATR, ha ufficializzato la notizia) in termini di malattia, ferie, permessi e riconoscimenti economici vari, in una fase in cui l’azienda non è stata neanche in grado di presentare un piano industriale credibile e che possa far davvero capire quale sia l’idea di futuro.
Grottesco, addirittura, che il Presidente provinciale di Conflavoro parli di un contratto i cui benefici passerebbero da welfare aziendale, fondo sanitario e formazione: ATR non ha ancora erogato il welfare previsto nell’anno 2019 dal contratto attualmente applicato pari a 200 euro a lavoratore, ha avuto grossi problemi con il pagamento della previdenza sanitaria, facendo perdere ai lavoratori soldi e prestazioni, e non ha fatto un’ora di formazione al personale negli ultimi anni. Così come non si capisce di cosa si parli quando si diche che Di Murro non vuole fare a meno del know-how se in questi giorni è in corso un’emorragia di lavoratori verso aziende concorrenti senza che l’ATR si sia minimamente adoperata perché questo esodo cessi.
Non finirà certo qui la battaglia per impedire che questo attacco al lavoro, ai lavoratori ed ai loro diritti venga messo in atto e nei prossimi giorni, insieme alle confederazioni provinciali di CGIL, CISL e UIL si attiveranno altre iniziative affinché sia chiaro che non c’è spazio per chi cerca scorciatoie sulla pelle degli altri.
L’unico aspetto positivo che cogliamo, è che finalmente adesso cesserà la litania del Presidente Di Murro che vuole l’azienda lontana dai media per evitare una inutile pubblicità negativa: aver appreso che le relazioni industriali vengono anticipate dalle dichiarazioni a mezzo stampa, ci solleva da inutili quanto fastidiosi scrupoli che fino ad oggi ci siamo fatti per non mettere in difficoltà l’ATR.