Colonnella. In occasione dello sciopero nazionale del settore metalmeccanico (due ore), all’Atr di Colonnella le organizzazioni sindacali ne hanno proclamato 8. Sciopero indetto relativamente ad alcune questioni legate al futuro dell’azienda che opera nel cosiddetto polo del carbonio.
Quattro le questioni poste dai sindacati: il ricorso ad una cooperativa per svolgere normale attività, mancato pagamento dei contributi pregressi he starebbe creando problemi alla pensione a al Naspi, stessa cosa per il pagamento ai fondi pensioni individuali, mancati sviluppi sulla questione legata alla patita con la curatela fallimentare, che si sarebbe già dovuta concludere.
In giornata è arrivata, sulla questione, una nota di Antonio Di Murro, presidente di Atr, che parla di una nutrita percentuale di lavoratori che si è dissociata dallo sciopero. Di Murro, oltre a replicare agli appunti dei sindacati ha anche diffuso una lettera aperta delle maestranze che non hanno esteso lo sciopero all’intero turno di lavoro.
“Evidentemente esistono due ATR, anche se io credevo di averne acquistata una sola: ne prendo atto, così come prendo atto che circa un terzo dei nostri lavoratori ha già compreso quella che è la sfida cui ci troviamo di fronte, e che intende dare il proprio fattivo contributo”, si legge nella nota.
Riguardo le “due” ATR, invece, ad oggi esiste un’Azienda che lavora e un’altra che sciopera.
Ciò premesso, prendo atto della scelta operata dai rappresentanti dei lavoratori e replico punto per punto alle motivazioni da questi addotte a supporto di tale decisione: motivazioni che, sia chiaro da subito, sono del tutto pretestuose e infondate.
E’ vero che ad oggi non ho ancora presentato il piano industriale, ma ciò si deve solo al fatto che non amo presentare documenti approssimativi. Sto girando tutta l’Italia, incontrando in maniera serrata sia i Clienti top della ATR Group S.r.l., sia nuovi potenziali Clienti, tutti di alto profilo nazionale e internazionale. Questo mio incessante impegno personale è necessario per poter porre le basi per la stesura di un piano commerciale di breve/medio e lungo periodo, dal quale – e solo dal quale – potrà scaturire il piano industriale, che non sarà il libro dei sogni ma la reale trasposizione di impegni assunti da quella Clientela in grado di assicurare all’Azienda commesse significative e ad alta marginalità, le uniche – cioè – in grado di garantire la continuità produttiva necessaria al consolidamento e al rilancio della nostra realtà produttiva, sia in termini di fatturato sia, di conseguenza, sotto l’aspetto del mantenimento del livello occupazionale.
A proposito di occupazione, se – come richiamano i sindacati – ho dovuto momentaneamente ricorrere al personale della Cooperativa, l’ho fatto soltanto al fine di sopperire – ribadisco temporaneamente – alle carenze dell’organico causate dalla programmazione e dalla fruizione delle ferie e dei permessi maturati dal personale, che ad oggi ammontano a 26mila e 920 ore. Va da sé che la scelta è stata obbligata, in quanto non è pensabile venir meno agli impegni contrattuali già assunti con la Clientela, con evidenti rischi reputazionali, pecuniari e in termini di portafoglio Clienti.
Per quanto attiene, invece, al mancato pagamento dei contributi pregressi, non mi si può certamente ritenere responsabile delle omissioni ascrivibili a gestioni precedenti. Ciò non di meno, è mia ferma intenzione addivenire, a breve, ad una regolarizzazione di tutte le posizioni pendenti, ivi incluse quelle di natura contributiva.