“Padri e madri di famiglia”, ricorda il sindacalista, ” reclusi in quarantena e senza un soldo da poter spendere nemmeno per la spesa ordinaria. Il paradosso più grande è anche quello dei 50 “esseri umani” che a differenza dei loro compagni hanno avuto la fortuna di potersi licenziare per ricollocarsi in qualche azienda limitrofa che per via del decreto oggi si trova a chiedere la cassa integrazione per coronavirus. I 50 in questione in base al decreto non erano in forza dal 23 febbraio e quindi risultano esodati. Nè cassa e nè stipendi. Il Dott. Di Murro continua a farsi latitante promettendo come Totò in un famoso film “domani pago”.
“È inaccettabile che in un paese come L’Italia possano accadere queste situazioni. Tutti i passerellati che durante il presidio hanno portato chiacchiere e distintivo di colpo hanno dimenticato queste “persone” lasciandole in balia di loro stessi e della loro sorte.
La disperazione può portare a gesti inconsulti e azioni disperate. Come sindacati unitari non possiamo che denunciare sulla stampa visto (e giustamente) come prevede il decreto sono vietati assembramenti. Ma dimenticarsi di questa gente in difficoltà lasciandoli soli è da irresponsabili.
Si attivi immediatamente la Regione a garantire la dignità di queste 150 famiglie mettendole in condizioni di sicurezza. Se ciò non avverrà ognuno si assuma la propria responsabilità.
Forse riflettere sulle parole di Francesco è una occasione per evitare disastri sociali: “NESSUNO SI SALVA DA SOLO””.