I carabinieri del comando provinciale di Teramo hanno smantellato un giro di cocaina di alta qualità tra il capoluogo provinciale e la Vallata del Vomano. Una indagine particolarmente complicata per i militari teramani, perché partita proprio da una presunta condotta poco consona alla divisa da parte di un carabiniere.
GLI ARRESTI L’operazione, diretta dal procuratore facente funzione Davide Rosati, ha visto complessivamente sei persone finire sul registro degli indagati per detenzione ai fini di spaccio di cocaina. Tre sono stati posti agli arresti domiciliari su ordinanza firmata dal gip Lorenzo Prudenzano: si tratta di Franco Caviti, 51 anni, vice brigadiere in servizio presso la stazione di Castelnuovo Vomano; Roberto Tarquini, 46 anni, di Teramo; Antonio Tortella, 36 anni, di Torricella Sicura.
LE INDAGINI Le indagini portate avanti dai militari del reparto operativo, diretti dal tenente colonnello Luigi Dellegrazie, partono nello scorso agosto proprio da accertamenti sul carabiniere coinvolto: grazie alle intercettazioni, si apre un nuovo mondo sul militare e su uno spaccio di cocaina tra Teramo e la Vallata del Vomano, nello specifico Penna Sant’Andrea, Basciano e Torricella Sicura. Un giro che muoveva circa 300-500 grammi di cocaina di elevata purezza, destinata a varie classi sociali: operai, impiegati, imprenditori e liberi professionisti. In sostanza si era creata secondo chi indaga una rete di spaccio collaudata, formata da poche persone tra spacciatori e clienti (segnalati in otto).
Per le indagini, Caviti avrebbe intrattenuto rapporti sia con soggetti con diversi precedenti specifici, sia con incensurati. I carabinieri del reparto operativo riescono a risalire al presunto fornitore (Tarquini) che viene arrestato nell’ottobre scorso su ordine di carcerazione. I militari, sotto il coordinamento del comandante provinciale Emanuele Pipola, pensano in un primo momento che l’arresto fermi di fatto il giro di spaccio, ma il collega dell’Arma trova un altro spacciatore (Tortella), in qualche modo collegato a Tarquini.
Secondo le indagini, Caviti avrebbe acquistato stupefacente (da 70 a 100 grammi di cocaina alla volta) in parte per spacciare, in parte per consumo personale.
Le indagini sono andate avanti con intercettazioni, pedinamenti, installazione di telecamere e gps. “Non possiamo permetterci di avere pubblici ufficiali che siano sospettati – ha detto Rosati – Chi controlla deve essere cristallino”.
Al vaglio dei carabinieri anche un episodio di scambio di droga in caserma.