Con tutti i morti che abbiamo avuto, non capisco proprio perché non lo abbia fatto. Ma me ne farò un a ragione”. E’ lo sfogo del sindaco di Castiglione Vincenzo D’Ercole, il cui paese è uscito ieri dalla Zona Rossa abolita dalla Regione Abruzzo. Oggi per la prima volta il sindaco, positivo asintomatico per 35 giorni, ha messo piede fuori di casa e lo ha fatto per celebrare la Festa della Liberazione dal nazifascismo. “Ma lo Stato l’ho sentito presente, questo sì – dice – Fondi, mascherine, carabinieri, insomma non ci siamo mai sentiti soli, l’Anci Abruzzo e centinaia di sindaci abruzzesi mi sono stati vicino, di ogni schieramento”.
La Festa della Liberazione coincide con la riapertura delle zone a rischio della Val Fino, chiuse con decreto dal 17 marzo scorso, una festa “per noi è pur sempre condizionata, siamo ancora ‘dentro’ il problema, ma è certamente meglio. Poi si verso il 4 maggio e forse torneremo anche noi ad un minimo di normalità – continua D’Ercole – Certo , noi ora siamo al secondo giro di mascherine consegnate alla gente quando ci sono comuni anche grossi che non hanno finito la prima distribuzione: questo da la misura del nostro dramma”
In questi giorni abbiamo vissuto solo in piccola parte le privazioni che hanno vissuto i nostri nonni: noi non abbiamo vissuto il dramma della guerra, ma alcune famiglie hanno sopportato dei lutti per la morte dei loro cari da virus. Noi rispetto a loro siamo stati privati della nostra libertà, ma a casa, e per il nostro bene. Siamo qui per ricordare anche loro.
Il 25 aprile è una piccola ripartenza che però ci lascia l’amaro in bocca perché sul campo abbiamo lasciato 14 persone”. Lo ha detto al cippo dei caduti per la celebrazione del 25 aprile il sindaco di Castiglione Vincenzo D’Ercole, comune epicentro della ex Zona Rossa Val Fino riaperta proprio ieri dalla Regione Abruzzo. Castiglione Messer Raimondo ha forse il record di contagiati e morti in Italia in rapporto alla popolazione. Duemila abitanti, 14 morti, 80 positivi, centinaia in isolamento. D’Ercole, 30 anni, è anche lui ‘libero’ da ieri dopo la quarantena, un isolamento durato 35 giorni per la sua positività al coronavirus.
Qui ci sarà un problema di lutto collettivo non elaborato molto grave. Di massa. Anche perché qui oltre ai numeri è fatto ancora molto sentito proprio quel trapasso della memoria, le messe nei periodi successivi, persino i rinfreschi, c’è una antica civiltà che si tramanda”. E che il coronavirus ha bloccato con le disposizioni ferree di questi mesi. Don Michele si schernisce, dice di non voler rilasciare dichiarazioni, ma la simpatia travolgente e la personalità prorompente del parroco di Castiglione non passano inosservate e inascoltate.
E’ l’epicentro della ex Zona Rossa della Val Fino, paese da ieri libero ma con una mortalità tra le più alte d’Italia, con i suoi 14 morti e centinaia di isolati ai domiciliari. Don Michele da due mesi ha piazzato l’altoparlante davanti al sagrato della chiesa madre nel cento storico e tutte le mattina officia messa che viene ascoltata da tutti gli anziani e residenti, dalle finestre, ma oggi anche da una anziana che a distanza di sicurezza ha ascoltato l’omelia: Funzione nella quale, nel giorno in cui la Chiesa ricorda S.Marco, Don Michele ha ricordato in un passaggio ‘quel diavolo che è ancora tra di noi’.