Situazione insostenibile nelle carceri abruzzesi e ancor più a Teramo dove ieri sera si è registrata l’ultima violenta rissa tra detenuti.
“Lo dimostra, ieri, il comunicato dell’assessore alle politiche sociali del Comune di Teramo, Ilaria De Sanctis, preceduta dal suo sindaco, Gianguido D’Alberto, dal deputato Giulio Cesare Sottanelli e dal già segretario della Camera del lavoro Cgil di Teramo, Giovanni Timoteo i quali trascorsero la Befana a Castrogno, nei bracci detentivi con una delegazione del Partito Radicale e col garante abruzzese dei detenuti, Giammarco Cifaldi”, fanno notare Ariberto Grifoni, consigliere generale del Partito Radicale e Stefania D’Addario, componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Teramo.
“I sindacati nei giorni scorsi hanno evidenziato la situazione con incontri nelle prefetture abruzzesi, per far giungere al Governo le criticità rilevate e rese pubbliche anche da loro, a partire dal sovraffollamento: 167 detenuti in più, per un totale di 422 sui 255 posti regolamentari a Teramo (praticamente il 160% di sovraffollamento); 114 in più a Sulmona; 76 a Pescara; 26 a Lanciano; 29 a Chieti. La situazione di carenza di “detenenti” è palmare allorché, nell’incontro presso la prefettura di Chieti, i rappresentanti sindacali di Sappe, Osap, Uspp e Cgil, Cisl e Uil penitenziari hanno chiesto all’autorità di “non aprire il 3° piano della casa-lavoro di Vasto fino all’arrivo del personale necessario”.
“La “rieducazione del condannato” indicata dall’art. 27 della Costituzione per ottenere il recupero sociale e sfavorire la recidiva, è impossibile in situazioni carcerarie così abnormi. La riforma dell’ordinamento penitenziario, abbandonata all’atto finale dal governo Gentiloni, guardasigilli Andrea Orlando, dev’essere ripresa. La necessaria riforma della giustizia non può non essere preceduta da una ragionata legge di amnistia e indulto, in attesa che il patrimonio edilizio carcerario sia rinnovato, anche per sfoltire i fascicoli arretrati accumulati sulle scrivanie dei magistrati che altrimenti e comunque finirebbero sotto quella forma di “amnistia di classe” che è la prescrizione”.
Per questo il Partito Radicale, anche a Teramo “fin dal Ferragosto in carcere dello scorso anno ha indicato non la dotazione di pistole elettriche Taser ai detenenti, che con questo strumento punirebbero i detenuti, ma lo sviluppo di programmi per introdurre forme possibili di lavoro e attività sociali indirizzati ai carcerati, spesso senza reddito. Gli enti locali, Comune, Provincia, enti consortili possono farlo. Si armino di coraggio per il bene di tutti, a partire dagli ultimi”.