Teramo. L’avvelenamento degli animali continua ad essere un problema rilevante sul territorio della provincia di Teramo e ciò ha indotto i carabinieri forestali a svolgere delle attività di ricognizione preventiva delle aree maggiormente a rischio.
L’uso dei veleni è infatti una pratica non solo illegale, ma anche subdola e pericolosa. Può coinvolgere in maniera non selettiva gli animali, domestici o selvatici, l’uomo, soprattutto laddove si tratti degli individui più indifesi, e l’ambiente inquinando il terreno e le acque superficiali.
I carabinieri forestali hanno quindi battuto a tappeto il territorio provinciale più a rischio con l’ausilio delle unità cinofile antiveleno del Reparto Carabinieri Parco Gran Sasso e Monti della Laga, effettuando una ventina di sopralluoghi, al fine di prevenire e reprimere l’uso illecito di sostanze tossiche.
L’azione nasce da un accurato studio retrospettivo sul fenomeno dell’uso dei bocconi e delle esche avvelenate sul territorio provinciale.
Gli eventi, distribuiti in misura pressoché uniforme durante tutta l’annualità, sono correlabili ai tentativi di primazia sull’accesso alle aree venabili od a vocazione tartufigena, agli istituti faunistico-venatori ed alla lotta alle specie di fauna selvatica ritenute nocive.
Molti dei casi risultano inoltre accaduti in aree urbane, facendo pertanto ricondurre il fenomeno a conflitti tra i cittadini, causati dalla paura o dal fastidio nei confronti di animali vaganti e/o padronali.
Anche le molecole tossiche utilizzate per confezionare le esche sembrano cambiare in funzione delle prevalenti attività nelle aree interessate: zone urbanizzate e periurbane, zone agricole intensive, zone di interfaccia rurale/forestale.
Nelle attività ricognitorie particolare aiuto è stato fornito dalle Unità Cinofile Antiveleno che rappresentano uno strumento fondamentale per contrastare il fenomeno attraverso la ricerca delle esche o delle carcasse di animali morti per avvelenamento, nell’intento di acquisire fonti di prova e contestualmente bonificare il territorio.
Fortunatamente nel corso delle perlustrazioni delle aree interessate non sono stati rinvenuti bocconi mentre è stata trovata una carcassa di volpe inviata all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise per gli accertamenti del caso.