Bellante. Giunge da Oltreoceano la prima reliquia del medico che in occasione della sua beatificazione il 30 aprile Papa Francesco ha definito: “ modello di santità impegnato nella difesa della vita, con le sfide della storia e, in particolare, come paradigma del servizio al prossimo, come un buon samaritano, senza escludere nessuno.
Un uomo di servizio universale”. Il Beato José Gregorio Hernández torna in Italia. Medico vissuto a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, accademico di fama che si era specializzato in Microbiologia e Batteriologia, Istologia normale e patologica e Fisiologia sperimentale a New York, Parigi e Berlino tra il 1888 e il 1898. Si caratterizzò per il suo servizio ai più poveri con grande generosità. Si distinse come scienziato, pensatore e soprattutto come fervente credente in Dio in cui riponeva tutta la sua saggezza e la sua prestazione professionale e umana. Formatore di diverse generazioni di medici che ne hanno seguito il cammino.
Perché torna in Italia? Nella sua breve vita, il medico dei poveri ha coltivato la sua vocazione religiosa qui, sul suolo italiano dove nel luglio 1908 entrò nella Certosa di Farneta, in provincia di Lucca, diventando fra Marcello. Successivamente, suo malgrado, dovette rientrare in Venezuela per problemi di salute: ecco motivato il ritorno. Ed infine, perché a Bellante, nel teramano? Gran parte delle famiglie emigrate in Venezuela provenivano dall’Abruzzo, e, segnatamente, da queste zone. Il beato José Gregorio sarà, quindi, una doppia calamita. Questi chiamerà ad una vita santa e cristiana tutto il popolo di Dio e, al contempo, sarà un punto di riferimento per gli innumerevoli italovenezuelani presenti qui da noi così come per gli altri latinoamericani residenti in queste zone.