Una ciclo pedonale istituita proprio per evitare i pericoli del traffico sempre in agguato sulle strade statali, ma che negli ultimi tempi invece viene sempre più utilizzata anche da automobilisti in maniera pericolosa
L’Abruzzo è una terra che non finisce mai di stupire. Sia in inverno sia in piena estate, sono tanti i percorsi a disposizione per riscoprire le meraviglie di una natura intatta e incontaminata. Parchi Nazionali e Riserve Naturali ne fanno una delle regioni più green d’Europa. Non soltanto quindi sentieri di montagna o i quasi 200 chilometri di costa con alcune delle spiagge più belle del mare Adriatico che appagano i desideri di qualsiasi turista che sceglie di trascorrere le vacanze da queste parti, ma anche percorsi naturalisti più dedicati e più alla ricerca di vere e proprie oasi di tranquillità.

Adesso la gente che sceglie di passeggiare in questo luogo incantato comincia ad avere addirittura paura. Prima era soltanto la rabbia di vedere alcuni automobilisti farsi barba dei divieti e dell’incolumità altrui, adesso la cosa sta sfuggendo di mano tanto che lo stesso Comune sta provando a correre ai ripari. La pista ciclabile del Borsacchio, con il suo snodarsi tra il mare e la vegetazione circostante, è una vera e propria oasi di tranquillità, ma invece che da pedoni, runner e ciclisti viene sempre più spesso impegnata da automobilisti senza scrupoli.
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Una delle riserve più belle della regione
Nella zona di Roseto un tratto di costa custodisce ancora l’autentico fascino di una volta, quando era la natura ad appropriarsi degli spazi aperti e la vegetazione fioriva rigogliosa. Nel 2005 viene infatti istituita una Riserva naturale per proteggere e custodire lo splendore di queste spiagge: la Riserva del Borsacchio. Un vero e proprio scrigno di biodiversità e storia che dal mare arriva fino alle colline, dove tantissime specie animali e piante meravigliose possono vivere indisturbate. L’integrità di questa costa sabbiosa è rappresentata anche dai tratti di macchia mediterranea e dalle numerose dune presenti sulla spiaggia, che costituiscono l’habitat naturale di molte specie di uccelli oramai rari che invece in questo territorio di pace e tranquillità hanno trovato modo di continuare a riprodursi e resistere all’estinzione.

Una Riserva nata nel 2005 per salvaguardare il patrimonio naturale dalla cementificazione, che si estende su 1100 ettari tra Roseto degli Abruzzi e le frazioni di Cologna Spiaggia e Montepagano ed è caratterizzata da un paesaggio collinare e litoraneo ancora integro dal punto di vista ambientale. Un modo per tornare a contatto con la natura lontano dai rumori, dallo smog e dalle storture della vita moderna con una pista ciclabile che permette di percorrerla in tutta la sua lunghezza.
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Troppe auto e scooter
Ma come oramai troppo spesso accade, i maleducati e gli incivili non hanno rispetto neanche per questi luoghi incantati e sempre più spesso si vede percorrere quei chilometri di ciclabile da scooter scoppiettanti e addirittura da automobili. Come quella Fiat 500 che lo scorso weekend ha rischiato di travolgere una donna che stava semplicemente passeggiando in biciletta, godendosi la tranquillità della natura. Una scena assurda a cui hanno assistito anche altre persone che stavano camminando sulla pista.

Qualcuno ha anche provato a esortare il conducente della vettura a fermarsi e convincerlo a tornare indietro, senza però avere successo tanto che l’automobilista alla guida ha tirato dritto tra la rabbia incurante di chi ha rischiato di essere investito. Immediato si è levato alto il coro di protesta da parte delle guide del Borsacchio che ogni giorno accompagnano i visitatori alla scoperta della zona e la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta di Teramo. “Fra auto e scooter”, hanno affermato in coro, “ormai la ciclopedonale della riserva è diventata la Teramo-Mare. Da mesi, prima dell’arrivo della stagione, abbiamo chiesto di migliorare la segnaletica e ripristinare i paletti distrutti dai vandali che bloccavano l’accesso ai mezzi a motore”. Prima o poi potrebbe accadere una tragedia e speriamo di non arrivare a dire che “qualcuno lo aveva detto”.





