“Con la presente”, esordisce Franchi, “mi permetto di segnalare alla S.V.I. un fatto di una gravità inaudita”.
“Il sindaco e la giunta di Atri hanno apposto sul muro della chiostra del palazzo di città, già sede ducale degli Acquaviva, una lapide di stampo fascista, che hanno riesumato dopo oltre 70 anni dagli scantinati municipali. Il 18 novembre 1935 il Duce obbligò i comuni d’Italia ad apporre tale manufatto sui muri dei palazzi pubblici, a seguito dell’enbargo che i popoli liberi d’Europa, antifascisti ed antinazisti, avevano deciso per condannare la politica di aggressione coloniale messa in atto del regime mussoliniano.
Italia democratica, nata dalla Resistenza e dalla Lotta di Liberazione, ne dispose la rimozione per il suo contenuto apologetico e perchè reca ai suoi lati i fasci littori.
Mi appello alla Sua sensibilità democratica affinchè ordini la immediata e definitiva rimozione della lapide, che ha creato turbamento e rabbia tra i cittadini di Atri e offende la coscienza della stragrande maggioranza del popolo italiano”.