“Certo non ce le aspettavamo da un Commissario di Governo come Gisonni che, audito alla Camera, ha fatto dichiarazioni sconcertanti che negano le evidenze scientifiche pubblicate a tutti i livelli circa lo stato dell’acquifero del Gran Sasso”. A dirlo gli ambientalisti di Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso.
“Secondo il Commissario sopra le gallerie autostradali ci sarebbe una colonna d’acqua di 600 metri che eserciterebbe una pressione enorme sui tunnel. Da qui il fatto che l’acquifero si autotutelerebbe in quanto sarebbe impossibile per un contaminante penetrarvi. Teoria che però si scontra con montagne, è il caso di dirlo, di studi pubblicati ad ogni livello, anche internazionale, che da 30 anni a questa parte hanno dimostrato che sui tunnel questi 600 metri non ci sono più proprio a causa prima dello scavo del traforo negli anni ’70 e poi dal drenaggio delle acque che i tunnel e i laboratori provocano. Il famoso (non per il Commissario) danno ambientale permanente noto anche al pubblico come ‘abbassamento della falda di 600 metri’. D’altro lato anche le banali prove empiriche lo dimostrano. Alle captazioni l’acqua esce per caso a pressioni elevatissime con un getto di decine di metri? E i traccianti che, introdotti dal geologo Marrone ai laboratori nel 2003, hanno viaggiato per km nell’acquifero dimostrando la sua vulnerabilità all’inquinamento. Pensavamo fossero informazioni acquisite”.
E ancora: “Vi è di più. Il Commissario sorvola del tutto sul tema laboratori di fisica nucleare. Come mai? Non costituiscono un problema? E i preziosi 100 litri al secondo a scarico? Non li vuole mettere in sicurezza? Infine il Commissario continua a scagliarsi contro le norme sulle valutazioni ambientali, che andrebbero derogate. Dopo la magra figura rimediata sulla pulizia dei tunnel, dove solo la procedura della Valutazione di Incidenza Ambientale ha evitato il potenziale disastro dell’immissione nell’ambiente di 44 tonnellate di polveri pericolose, speravamo che il Commissario tornasse a più miti consigli. Il fastidio per le norme ambientali da dove deriva? Non vuole sottoporsi al confronto sulle decisioni tecniche? Oppure vuole crearsi in anticipo delle scusanti sui ritardi nei lavori, quando le procedure ambientali servono proprio per farli bene? Con questi atteggiamenti si rischia un nuovo buco nell’acqua dopo quello di Balducci”.