Cronaca di una morte non annunciata: la lettera aperta

Questa non è una lettera di denuncia.
Questa è la cronaca di una morte non annunciata.

Sono Sonia Iampieri, figlia di Romeo Iampieri, deceduto dopo 23 giorni di agonia in rianimazione e 4 di dolore in urologia all’ ospedale di Teramo
Questo non è lo sfogo disperato di un familiare che ha perso il proprio congiunto.
Questa è la storia di un uomo che entra nel presidio ospedaliero con le proprie gambe e non ne esce più.

Nel mezzo, un numero per i tagli della sanità.
Per noi un padre, un nonno, un marito, uno zio, una PERSONA.
Alla quale viene tolta il diritto alla dignità personale, alla propria igiene, all’ ultimo saluto dei suoi cari.
Il covid, ci dicono.
Il covid pare essere la risposta a tutto.
Mio padre è malato. Ma stabile ed autonomo. Ha dei valori che non ci piacciono e dei dolori che non ci convincono.
Lo portiamo al pronto soccorso. Ci rifiutano il ricovero. Sta bene.
Ma lui, non sta bene.
Due giorni dopo ed un 25 aprile festivo anche per l’ospedale, lo riportiamo di nuovo in ospedale .
Devono ricoverarlo. Lo fanno. Alle 8.00 del mattino, io fuori e lui dentro, mi chiama per dirmi che si, finalmente lo cureranno. Per poi lasciarlo fermo su una barella fino alle 17.30. Senza acqua e cibo. Ed io sempre fuori, con acqua e cibo.
Ma no, non posso entrare.
C’è il covid.
Lo ricoverano in un reparto in appoggio. Non ci sono letti in urologia. Inizia il pre morte.

Papà ha sete.
Gli infermieri non hanno acqua.
Gli dicono che se non riesce a resistere, può bere dal rubinetto del bagno.
Con i reni a pezzi.
Allora io da Giulianova corro. Compro le bottigliette al bar dell’ ospedale. Me le fanno entrare come quasi un favore.
Non può entrare nulla dall’ esterno. I caffè, però, si.

 

Papà inizia le cure.
Noi ci fidiamo.
Ma iniziamo a vederlo dissociato. Dolorante.
Chiediamo.
Va tutto bene. Anzi, risponde bene. Sarà dimesso. È tutto a posto.
Allora perché nelle videochiamate, unico mezzo per vederlo, sentirlo, ci accorgiamo che non si è mai lavato o cambiato?
Papà cambiati. Tu hai sempre tenuto alla tua persona. Che fai? Stai migliorando. Perché sei così sofferente?
Ci risponde che non riesce. No ce la fa.
Allora fateci entrare, siamo vaccinati con tre dosi, tampone negativo.
Non si può. C’è il covid.
E poi è tutto a posto.
Dobbiamo fidarci. Stare tranquilli.
Ci parla sempre la stessa dottoressa. Una specializzanda, dalla giovane età.
Scopriremo poi, con papà in rianimazione e senza più nessuna possibilità di futuro, che non sa cosa è successo.
Ci dice che non si spiega l’ accaduto, che era tutto a posto.
Vedremo mio padre immobile ed intubato, per 23 giorni di sofferenze . Per poi cessare di vivere. Solo.
Non ho mai pensato che mio padre potesse guarire.
Ma non ho mai nemmeno pensato di perderlo senza umanità.
Il covid ci dicono.
Papà è stato il covid. Non la sanità.
E mentre lo dico, ridiamo insieme.
Io e lui. (foto Mauro Di Bonaventura)

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