Si tratta di uno studio nato con la collaborazione scientifica dell’Università di Camerino e che punta alla tutela dei fondali marini con una pesca selettiva, non invasiva ma che garantisca reddito alla marineria locale.
“Gli operatori della piccola pesca artigianale”, ha spiegato il presidente dell’Amp Fabiano Aretusi, “costituiscono un’importante risorsa per la salvaguardia dei territori, della risorsa ittica, nonché delle tradizioni e del patrimonio culturale. Difatti, le politiche dell’Area Marina Protetta non tendono alla riduzione della flotta dei pescatori della piccola pesca artigianale presenti in AMP, bensì a una gestione più efficiente e sostenibile della pesca, finalizzata alla valorizzazione della risorsa ittica”.
Se all’inizio certi progetti non venivano considerati dagli stessi pescatori di buon grado, oggi la situazione è completamente cambiata. Gli operatori si sono resi disponibili alla creazione di un tavolo di gestione della pesca, dove siano inclusi e rappresentati tutti i piccoli pescatori artigianali dell’AMP, per discutere su una serie di tematiche di particolare interesse sia per il parco marino, sia per i pescatori.
Tra questi i cambiamenti climatici (che incidono sulla stagionalità della pesca), la sperimentazione di soluzioni (come ad esempio le fascine sommerse) per il ripopolamento di alcune specie target, la sperimentazione di attrezzature da pesca meno impattanti, sostenibili e selettive, il monitoraggio della risorsa ittica e la sua valorizzazione. Progetti che l’Unione Europea guarda con molto interesse e che è pronta a finanziare.