Giulianova. Per gli armatori si tratta di dolo, di un vero atto di sabotaggio, per gli inquirenti, invece, l’ipotesi della fatalità non è da escludere. L’affondamento domenica mattina nel porto di Giulianova del Santa Barbara, il peschereccio adibito alla pesca del pesce azzurro “a volante” resta ancora avvolto nel mistero.
Le autorità marittime hanno aperto un’inchiesta sull’episodio. I proprietari del natante, di origini pugliesi, sono convinti che qualcuno abbia danneggiato la valvola della presa a mare, la sentina, per far imbarcare acqua al peschereccio. Tuttavia, l’Ufficio Circondariale Marittimo, che sta indagando sull’inabissamento dell’imbarcazione, non esclude che si sia trattato di un episodio accidentale.
Una delle ipotesi accreditate, infatti, è che l’affondamento possa essere stato determinato da un difetto dell’asse a cui viene sistemata l’elica. In pratica una guarnizione danneggiata avrebbe permesso all’acqua di penetrare dal punto di giuntura tra l’elica e l’asse. Non sarebbe comunque una novità perché accade sovente che da questo punto possa penetrare l’acqua. Sta di fatto che nel momento in cui si supera il livello minimo di guardia entra in azione la pompa di scarico.
Cosa che non sarebbe avvenuta nel Santa Barbara in quanto si sarebbe scaricata la batteria. Continuando quindi ad imbarcare acqua, il natante è poi affondato. Intanto, il danno maggiore interessa la murata di poppa, squarciata durante le operazioni di recupero dell’imbarcazione. Le fasce di sostegno per issare il Santa Barbara erano state fatte passare attorno all’opera morta e non sotto lo scafo. Durante il sollevamento la murata ha ceduto. Complessivamente i danni ammontano a circa 50mila euro e non sono coperti da assicurazione.
Lino Nazionale