Teramo, vanno a processo gli occupanti dell’ex Oviesse

Teramo. In dodici andranno a processo per aver occupato i locali dell’ex Oviesse nel gennaio scorso. La Procura ha firmato la citazione diretta a giudizio per invasione di edificio pubblico per dodici tra artisti e lavoratori del mondo dello spettacolo.

Tra loro, ci sono anche Enrico Melozzi e Mauro Baiocco, che adesso dovranno difendersi dall’accusa davanti al giudice monocratico, nel processo in cui il Comune di Teramo potrà costituirsi parte civile.

I locali dell’ex Oviesse sono stati occupati da artisti e lavoratori per trasformare un luogo ormai abbandonato nel Nuovo Teatro di Teramo. Il tutto per circa due settimane. Poi un blitz degli agenti di Polizia ha di fatto permesso lo sgombero dei locali su disposizione del Gip Canosa.

Il sostituto procuratore Bruno Auriemma ha chiesto la citazione diretta per dodici ed archiviato la posizione di altre dieci persone, identificate dalla Digos di Teramo in quei giorni.

La reazione di Melozzi e Baiocco. E’ arrivata oggi la reazione delle due persone più “in vista” e conosciute dell’occupazione dell’ex Oviesse. “Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto in quei luoghi – hanno spiegato – Il nostro gesto era uno slancio di infinita passione, il tentativo – forse un po’ naïf – di riaffermare il valore dell’arte e di sostenere che su quel valore si possono costruire speranza, economia, futuro. Solo la serranda fucsia ricorda il palpito vitale che il sindaco e le istituzioni preposte hanno voluto pervicacemente soffocare. Il tempo ha dimostrato come fossero ridicole quelle dichiarazioni sulla necessità che i locali dell’ex Oviesse dovessero tornare alla loro destinazione commerciale. Dove sono gli imprenditori che dovrebbero pagare l’affitto alla collettività? Quale uso è stato fatto di quei luoghi in questi nove mesi? Sono tornati ad essere ricettacolo della polvere. Oggi che siamo imputati – proseguono – per quella occupazione che rivendichiamo, oggi che veniamo condotti alla sbarra per aver fortemente voluto un risveglio che le autorità hanno interpretato come una violazione di diritti privati, mentre tentavamo strenuamente di difendere l’interesse pubblico che è sempre più orfano, l’unica cosa che ci sentiamo di dover comunicare sono le parole di un artista, del Komandante Vasco Rossi: «Sono innocente processatemi pure. Quando c’è l’onestà posso fare a meno dell’innocenza»”.

 

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