Ultimi giorni di fermo biologico per le imbarcazioni del compartimento San Benedetto del Tronto-Termoli, passando per Giulianova, Pescara e Ortona. Alla mezzanotte del 15 settembre i pescherecci potranno riprendere il largo dopo un mese di inattività nel medio Adriatico.
Ma l’ira degli armatori, che avevano chiesto per quest’anno di evitare il blocco della pesca tenuto conto del fatto che l’emergenza sanitaria da covid19 aveva costretto più del 60 per cento delle imbarcazioni a restare ferme in porto durante il lock down, non si placa ancora. Le associazioni di categoria, in modo particolare Coldiretti Impresapesca, chiederanno nei prossimi giorni un incontro con i vertici del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, che racchiude anche le questioni riguardanti il modo della pesca, per affrontare il tema del fermo biologico.
Le marinerie dell’intero Adriatico concordano che il riposo obbligatorio deve essere applicato a primavera quando oltre il 70 per cento delle specie ittiche si riproduce. Mentre una minima parte, in modo particolare le triglie, beneficia del fermo in piena estate.
Ma mentre negli altri compartimenti, Alto e Basso Adriatico, il riposo obbligatorio viene applicato in periodi lontani dall’alta stagione turistica, nel Medio Adriatico le barche devono restare in porto nel periodo di maggiori presenze turistiche, con un danno economico per le marinerie locali, visto che le attività di ristorazione sono poi costrette a rifornirsi di pesce dell’Adriatico laddove la pesca è consentita.
Una disparità di trattamento tra le marinerie per un provvedimento che applicato in questi termini, secondo gli stessi pescatori, non offre alcun vantaggio ma di certo crea un danno alle marinerie. Sulla scorta di queste considerazioni i pescatori vogliono il confronto e spingeranno per ottenere un fermo equo e in un periodo dell’anno davvero utile per il ripopolamento del mare Adriatico.