Pineto. La spiaggia al tempo del Covid: riceviamo e pubblichiamo la segnalazione da parte di un nostro lettore.
“Una domenica di ordinaria follia quella vissuta nella giornata del 28 giugno da alcuni bagnanti della costa abruzzese che speravano di vivere qualche ora in pieno relax ma invece si sono ritrovati in un allucinante girone dantesco. Una giornata da dimenticare, per alcuni, i quali hanno già esternato la decisione di non frequentare più il nostro territorio che, nell’era post Covid, si presenta ancora inadeguato a gestire la bella stagione in relazione all’emergenza sanitaria. Ma andiamo con ordine.
La colonnina di mercurio, già alle 8 del mattino è rovente sul litorale di Pineto, nel tratto di mare compreso tra la Torre del Cerrano e le spiagge libere a ridosso dello stabilimento balneare Eucaliptus Beach. Ecco giungere i primi avventori che con calma e attenzione a mantenere i distanziamenti sociali si sistemano in spiaggia rispettando le norme ormai ben chiare a tutti. La pinetina, a quell’ora, si presenta già con le prime famiglie di vacanzieri che hanno collocato tra i secolari pini marittimi sdraie, sedie e asciugamani pronti ad essere utilizzati per un ristoro all’ombra.
Tutti gli accessi al lungo mare sono liberi come sempre senza alcun cartello o segnaletica che prescrive l’interdizione della spiaggia.
Nonostante ciò il buon senso regna tra le persone che assumono comportamenti corretti nel pieno rispetto delle norme.
Ore 9.00. La spiaggia si anima con la presenza di alcuni vigili urbani i quali, fermandosi tra un ombrellone e un altro invitano i bagnanti a trasferirsi in due aree dedicate al soggiorno in spiaggia. Molti, senza chiedere niente, prendono le proprie cose e si spostano sotto la pinetina, altri, invece, chiedendo spiegazioni per questa richiesta, vengono informati del fatto che il tratto di spiaggia in cui si trovano non può essere usufruito perché riserva naturale e per via del Covid. A tal proposito, si ribadisce, che cartelli a riguardo proprio non ce ne sono. Questi dunque cercano di comprendere quale fosse il nesso tra riserva naturale e Covid-19 visto che, frequentando da anni quel tratto di mare, non riescono a capire quale potesse essere il danno in più che i bagnanti potevano arrecare al bene naturale in una logica di distanziamento sociale. A queste domande vengono date risposte poco chiare da parte dei vigili, i quali hanno continuato a sollecitare i bagnanti a spostarsi nelle due aree dedicate, che nel frattempo si erano riempite all’inverosimile. Ed è proprio su queste due aree, che nel frattempo si erano trasformate in veri e propri ghetti o riserve per indiani, che si accende l’attenzione dei villeggianti preoccupati del mancato distanziamento sociale. I bagnanti, nel vedere quelle due aree ormai piene di gente, decidono di non spostarsi più, altri invece, pur facendolo, posizionano il proprio ombrellone leggermente oltre la linea di confine proprio per evitare i contatti ravvicinati. Nonostante ciò gli agenti della Polizia Municipale hanno continuato a chiedere a queste persone di rientrare nei confini alimentando tra queste tensioni e preoccupazioni. Nel frattempo altri turisti andavano riversandosi sulla spiaggia, quella interdetta. Contemporaneamente coloro che erano stati allontanati inizialmente dalla spiaggia hanno chiesto alle forze dell’ordine come mai i nuovi arrivati potevano sostare in quel tratto di spiaggia dal quale loro sono stati costretti ad andare via.
A quel punto i vigili hanno iniziato ad avere serie difficoltà nel gestire la situazione farfugliando spiegazioni e risposte senza senso e poco credibili come ad esempio: “Alle prime ore del giorno è più semplice gestire l’allontanamento dei bagnanti. Non siamo noi a decidere chi deve stare da una parte e chi dall’altra. È come quanto accade con i barconi, chi è che decide chi deve attraccare nei nostri porti e chi no? Alle 13.30 io finirò il turno quindi non è un problema mio se nel pomeriggio le persone torneranno ad occupare questa spiaggia. Ecc… ecc..”. Risposte e affermazioni imbarazzanti date da chi indossa una divisa e al limite del disumano se si pensa che si stavano paragonando dei semplici bagnanti a coloro che giungono nel nostro Paese da territori lontani. Quando poi alcuni vacanzieri, che erano stati sgomberati inizialmente dalla spiaggia, hanno chiesto, per par condicio, alla Polizia Municipale locale di provvedere a far allontanare anche tutti gli altri a lasciare l’arenile interdetto, si sono visti richiedere le proprie generalità. Costoro oltre ad aver vissuto un vero e proprio atto di ingiustizia si sono ritrovati ad essere anche vittime di abuso di potere da parte di chi non sa dare risposte e non sa gestire un problema. Per alcuni dunque una giornata infernale; ricorderanno questa primo soggiorno di mare con grande amarezza e delusione.
In un momento storico in cui la chiarezza e il rispetto delle regole dovrebbero essere al centro del vivere civile ci si ritrova nel caos più totale dove vige l’imbarazzante logica di due pesi e due misure. Non è questo il modo migliore per un territorio di aprire la stagione balneare; mostrare i suoi deficit organizzativi e l’incapacità di accogliere al meglio i propri turisti”.