Lingua Blu, inchiesta della procura di Roma: indagati Caporale e Marabelli

lingua blu pecoreE’ bufera sui vaccini per la Lingua blu. La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. Tra le ipotesi su cui starebbero lavorando i magistrati quella che i vaccini invece di debellare il virus ne avrebbero favorito la diffusione. Sarebbero coinvolti anche due dirigenti pubblici, Romano Marabelli e Vincenzo Caporale (ex direttore dell’Izs), che avrebbero organizzato una catena criminosa che, negli anni, avrebbe contribuito a far strage di pecore e capre. Risulterebbe indagata la virologa e deputata di Scelta Civica Ilaria Capua.

L’ipotesi di reato, secondo quanto emerge dall’inchiesta, sarebbe quella di aver organizzato una ‘catena’ che negli anni, anzichè prevenire la malattia avrebbeo contribuito a far strage di pecore e capre con ingenti danni per l’Erario e, in particolare, per la Sardegna, prima regione italiana per l’allevamento di ovini e caprini. Nella stessa inchiesta sarebbe indagata, al pari degli altri due dirigenti, anche la virologa Ilaria Capua, ex dipendente dell’Istituto teramano e poi delle Venezie, esperta internazionale di Influenza aviaria, oggi deputata di Scelta Civica.

Secondo i dettagli pubblicati, Marabelli e Caporale, in particolare, “attraverso una gestione dispotica e monopolistica dell’emergenza”, avrebbero disposto per la campagna contro la blue tongue del 2003-2004 l’impiego di un vaccino prodotto nella Repubblica del Sud Africa, senza una sperimentazione che ne valutasse gli effetti indesiderati sugli animali. Marabelli, insieme ad altri quattro dirigenti del ministero della Salute e tre manager di aziende farmaceutiche, è accusato inoltre di corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e falsità ideologica per aver imposto – si legge nel capo d’imputazione – la vaccinazione contro il virus della febbre catarrale degli ovini su tutto il territorio nazionale e per aver stabilito “l’acquisto in esubero da parte del ministero della Salute di 3.578.800 dosi di vaccino non utilizzate per le campagne 2006-2007, 2007-2008, 2008-2009”. Il tutto causando un ingente danno per l’Erario, quantificato in 2 milioni e mezzo di euro solo per la Regione Sardegna, leader in Italia per gli allevamenti di pecore e capre.

La posizione dell’Izs. La Bluetongue è una malattia che colpisce gli ovini e i caprini, provocandone spesso la morte, ed è trasmessa da un piccolo insetto, simile a un moscerino (culicoide). L’infezione interessa anche i bovini, che in genere non si ammalano ma possono fungere da fonte di infezione per i culicoidi e quindi diffondere la malattia. Il virus responsabile della Bluetongue non è in grado di infettare l’uomo e quindi non vi è alcun pericolo per la salute umana. L’Istituto è Centro di Referenza Nazionale per le malattie esotiche degli animali – CESME (la Bluetongue è classificata tra queste) e dal 2006 è stato designato anche Laboratorio nazionale di riferimento per la Bluetongue. I Centri di Referenza sono strutture di eccellenza del Servizio Sanitario Nazionale individuate e coordinate dal Ministero della Salute nell’ambito dei dieci Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani e rappresentano uno strumento operativo in ambiti specialistici riferiti ai settori della sanità animale, dell’igiene degli alimenti e dell’igiene zootecnica. Il CESME, questo è il nome del centro, opera quindi all’interno del Servizio Sanitario Nazionale sotto l’egida del Ministero della Salute. Tra le sue competenze annovera gli studi sui rischi di introduzione o diffusione della Bluetongue sul territorio nazionale, l’esecuzione e la conferma della diagnosi della malattia e, come organo tecnico del Ministero, partecipa all’elaborazione dei piani di sorveglianza nazionali. Essendo una malattia trasmessa da insetti e non potendo utilizzare massicce dosi di insetticidi nell’ambiente, la lotta alla Bluetongue, dove presente, si basa essenzialmente sul controllo della movimentazione degli animali (soprattutto bovini) e sulla vaccinazione degli animali stessi. Il controllo della movimentazione degli animali si basa su principi di biosicurezza adottati per evitare la diffusione della malattia. La Bluetongue è comparsa in Italia per la prima volta nell’estate del 2000 in Sardegna, dove si è diffusa rapidamente grazie all’elevata densità di culicoidi presenti e all’elevato numero di capi ovini e caprini. La malattia negli anni successivi si è diffusa anche nel Continente, dove è stata posta sotto controllo, ed in alcune Regioni debellata, anche grazie all’utilizzo dei vaccini.

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