“‘La Sogesa è morta, ma i lavoratori no’. Questo slogan, oltremodo lapidario, ha sicuramente attirato l’attenzione dei mass-media, ma nella realtà dei fatti ha suscitato un coinvolgimento emotivo, a tratti impalpabile, della politica e di tutte le istituzioni operanti sul territorio. A quanto pare, vista la drammatica situazione, le azioni di lotta, i tanti presidi, i vari comunicati non hanno avuto gli esiti sperati; ci sentiamo invisibili, ma non possiamo rinunciare ad un nostro diritto: il diritto al lavoro. Ripercorrendo sommariamente le tappe, possiamo affermare che la controversia tra il pubblico (i sei comuni Cirsu) ed il socio privato Aia (Abruzzo Igiene Ambientale), culminata con la famosa transazione (acquisto per 2,5 mln delle quote di proprietà di Aia) e la conseguente trasformazione di Sogesa in soggetto interamente pubblico, non ha giovato in alcun modo ai lavoratori Sogesa che hanno visto miseramente fallire la loro azienda il 26/06/2012”. Fino ad arrivare a tempi più recenti: “Il nuovo gestore, il Consorzio Stabile Ambiente dell’Aquila, ha riassorbito solo undici lavoratori, a tempo determinato, non ottemperando alle clausole del bando (nella fattispecie non rispettando l’art.6 CCNL FISE) e facendo carta straccia dell’accordo sottoscritto dai sindaci del consorzio, dal Cirsu e ratificato dal Prefetto, che prevedeva un cronoprogramma di assunzioni. Cirsu S.p.A. – a tal proposito- ha assunto, davanti al prefetto di Teramo, un preciso impegno per il riassorbimento programmato di almeno il 70% di dipendenti in precedenza impiegati. Notiamo un disallineamento tra il documento illustrato in sede prefettizia e la realtà disegnata dal Consorzio aquilano, soggetto aggiudicatario della piattaforma di tipo “A” e della nuova discarica. Tutto ciò nel silenzio assordante dei Sindaci che hanno delegato ed assecondato la gestione dell’attuale Cda Cirsu, preferendo defilarsi, al punto di accettare che l’accordo sulla ricollocazione dei lavoratori venisse cestinato”.
Lo sfogo dei lavoratori continua: “Se per i sindaci le finalità sono quelle di salvare le casse dei comuni, riavviare in minima parte il polo di Grasciano, sfruttare i proventi della discarica e ristorare Deco, i nostri obiettivi sono quelli di tutelare le nostre posizioni lavorative e ci scontriamo con l’esigenza improcrastinabile di sfamare le famiglie. Abbiamo la necessità di avere risposte concrete, considerando anche che gli strumenti di sostegno al reddito (50 dipendenti in cassa integrazione in deroga) scadranno il prossimo 28 giugno e, data la mancanza di fondi, molti di noi si affidano agli anticipi erogati dalla banca Tercas. Il nostro stato d’animo è pervaso da ansia, mista a rabbia e preoccupazione per la situazione in essere, pertanto, chiediamo chiarezza e certezze alle istituzioni e alla politica sul nostro futuro lavorativo; non è permesso a nessuno di giocare con il futuro dei lavoratori.
Poi l’appello a D’Alfonso: “Chiediamo l’interessamento del Presidente della Regione Abruzzo, Dott. Luciano D’Alfonso, affinché promuova le opportune “sinergie istituzionali”, con la speranza che si possa aprire un tavolo di concertazione sulle prospettive occupazionali, dai toni equilibrati e razionali tra le parti in causa. Abbiamo sempre creduto che riprendere un dialogo con le istituzioni e la politica fosse la scelta migliore per il buon andamento e l’efficienza del sistema rifiuti. A nostro avviso, non sono solo in ballo gli interessi di noi lavoratori ex Sogesa, ma di tutta la provincia di Teramo”.